Carcere di Latina, Taskayali suona per i detenuti. Un concerto speciale

Francesco Taskayali, Enrico Forte, Nadia Fontana e Alessandro Capriccioli

Un concerto per i detenuti del carcere di Latina. Lo ha tenuto questa mattina il maestro Francesco Taskayali, pianista e compositore pontino. A portare il giovane musicista nella casa circondariale di via Aspromonte, diretta da Nadia Fontana, è stato il consigliere regionale del Pd Enrico Forte, promotore dell’omaggio natalizio, di buon auspicio per l’anno nuovo, alle circa 150 persone che in questo periodo della loro vita si trovano ristrette nella struttura nata insieme alla città. Presente anche il consigliere regionale Alessandro Capriccioli, capogruppo di + Europa Radicali.

Il carcere

Prima dell’avvio del concerto, Forte e Capriccioli si sono intrattenuti con la direttrice della casa circondariale per parlare di numeri del personale e di bilancio, sulla necessità di interventi normativi per rivedere la distonia creata da una spending review non supportata da adeguate riforme. E così capita che anche nel carcere di Latina ci sono detenuti 18enni, che hanno commesso reati conseguenti all’uso della droga. “Oggi non si fa più prevenzione nelle scuole, non si parla più di droga, non ci sono percorsi alternativi”. Questo in sintesi il commento generalizzato che emerge dalla conversazione. E capita anche che un 83enne finisca al fresco, perché soggetto pericoloso che si è macchiato di un feroce delitto. Ma ha l’Alzheimer? E in questo caso dove si sarebbe dovuto portare? Sono 89 gli agenti di Polizia Penitenziaria, molti dei quali in procinto di andare in pensione; il personale amministrativo conta 18 unità, perché il carcere è fatto anche di scartoffie, una meticolosa burocrazia che non lascia scampo. Il problema non è tanto essere sottorganico, ma le assenze. C’è chi è assente per la maternità, chi per la 104, chi per malattia. E allora ecco che il numero effettivamente operativo diminuisce di una percentuale importante e organizzare tre turni di lavoro non è mai semplice. Nel carcere di Latina si lavora sempre in emergenza. Sconosciuto il concetto delle sostituzioni. Anche le spese per l’energia elettrica o per i riscaldamenti sono un problema e se non si riparano le finestre, e c’è dispersione di calore, il problema è ancora più grande. Ma il concerto sta per iniziare e le porte si spalancano per la piccola delegazione.

Il teatro

In una sala polifunzionale della casa circondariale di Latina, ci sono sei gradini a separare il piccolo palcoscenico dalle sedie della platea. Dal lato opposto c’è un altarino per le funzioni religiose e le sedie, sempre le stesse, si girano a seconda dello spettacolo in programma. Oggi c’è musica e quindi le sedie sono rivolte a sud. A nord resta un presepe, donato chissà da quando, dall’Associazione presepistica pontina, a cui tutti danno le spalle. In carcere si vive anche di donazioni e ci si arrangia. Qualche volta va bene, altre volte un po’ meno. A Natale passare mezza fetta di panettone a testa, per ogni detenuto, non è stato gratificante per nessuno. Ma tant’è. Oggi c’è la musica di Taskayali a portare un pizzico di speranza, come ha detto Forte, in “un pezzo della nostra società che pochi conoscono”, ha sottolineato Capriccioli.

Il maestro

Taskayali è un cognome turco, ma Francesco abita a seicento passi dal carcere di Latina e la sua presenza lì dentro oggi non è casuale. “Faccio concerti in tutto il mondo, ma da un po’ di anni non posso suonare nella mia città perché il teatro è chiuso, e allora sono venuto qui dove un teatro c’è”, ha detto il compositore strappando anche un mezzo sorriso al pubblico. I detenuti sono lì, tutti sulla destra gli uomini, meno numerose le donne davanti a sinistra.  “Solitamente nel periodo natalizio aderisco a iniziative solidali e quando mi è arrivata questa proposta ho subito accettato. Ho deciso di condividere questa esperienza, e sono felice di farlo, perché tra queste pareti c’è una parte della mia storia. Mio nonno materno, Carmine Cappabianca, originario di Santa Maria Capua Vetere, è venuto in questa città agli inizi degli anni Trenta perché assunto, con mansioni amministrative, in questo carcere. Io mio nonno non l’ho conosciuto, perché è morto prima che io nascessi. Ma di lui conservo il ricordo attraverso i racconti di mia madre in cui è presente anche il carcere. E nella casa di mio nonno, qui vicino, dove io abito ho scritto tutte le mie musiche”.

Il concerto

Il concerto ha inizio in un silenzio surreale. Le dita di Taskayali volano sulla tastiera. Un ragazzo, detenuto, all’ultima fila prende la sua sedia e la sposta in terza fila, sussurrando: “Lì dietro non vedo nulla, qui va meglio”. Sulla porta un agente della Polizia Penitenziaria assiste silente alla scena. E un leggero sorriso si apre sul volto in segno di consenso. Ecco, la musica di Taskayali ha fatto già il suo primo miracolo, appassionando un giovane detenuto alla cultura musicale. Anche le donne, chiassose prima dell’esibizione, tacciono in religioso silenzio. Oggi in via Aspromonte un’evasione collettiva di poco più di un’ora. Un piccolo diversivo nel segno della riabilitazione.