Caso Colazingari, la minoranza insiste: “Il consiglio comunale è sovrano”

Il Consiglio comunale di Latina

Il caso Colazingari non è chiuso. I consiglieri di minoranza (ad eccezione di quelli del Pd), prendono atto della posizione equilibrata del prefetto, Maria Rosa Trio, “che riconosce la sovranità del consiglio comunale, ma non si spinge nel sostituirsi al presidente”.

“Il prefetto di Latina – hanno spiegato in una nota comune Nicola Calandrini, Alessandro Calvi, Matteo Adinolfi, Salvatore Antoci, Massimiliano Carnevale, Matilde Eleonora Celentano, Matteo Coluzzi, Massimo Di Trento, Giorgio Ialongo, Andrea Marchiella, Giovanna Miele, Raimondo Tiero e Olivier Tassi – riportando il parere fornito dal ministero dell’Interno, ha ribadito qualcosa che al presidente del consiglio Massimiliano Colazingari ancora non è del tutto chiaro: il consiglio comunale è sovrano”.

A seguito del rifiuto del presidente Colazingari di inserire in discussione l’atto integrativo che chiedeva al sindaco Coletta di scindere il ruolo di segretario e direttore generale attualmente ricoperti dall’avvocato Rosa Iovinella, i consiglieri comunali si erano rivolti al Prefetto che a sua volta ha chiesto un parere al ministero dell’Interno.

Nel parere fornito e riportato in risposta dal prefetto, Il ministero dice chiaramente che rientra ’nella competenza del Consiglio Comunale in qualità di organo d’indirizzo e di controllo politico-amministrativo, anche la trattazione di questioni che, pur non rientrando nell’elencazione del comma 2 del medesimo art.42 (d. lgs. 267/2000) attengono comunque al suddetto ambito di controllo; del resto, la direzione legislativa che parla di ‘questioni’ e non di deliberazioni o di atti fondamentali (art. 39, comma 4 TUEL) conforta nel ritenere che la trattazione di argomenti non rientranti nella previsione del citato art. 42 comma 2, non debba necessariamente essere subordinata alla successiva adozione di provvedimento da parte del consiglio comunale’. 

A questo punto è lo stesso Ministero che stabilisce che l’atto integrativo ’nei termini formulati dalla minoranza consiliare (…) esuli, così come posta, dalla competenza dell’organo rappresentativo dell’ente, al quale, pur tuttavia, spetta di stabilire, in un ambito più generale, i criteri generali in materia di orientamento degli uffici e dei servizi’.

“Stante queste parole del Ministero e riportate dalla lettera del Prefetto – aggiungono i consiglieri comunali – sebbene non possiamo obbligare il sindaco a scindere i due ruoli di segretario e direttore generale, in quanto non di competenza del consiglio comunale, proprio come consiglio comunale ci spetta comunque una funzione di indirizzo e controllo che lo stesso Ministero ci suggerisce di esercitare con altri strumenti quali mozioni e interrogazioni. Le mozioni, come ben spiegato, possono ‘esercitare un’azione di indirizzo, esprimere posizioni e giudizi su determinate questioni, organizzare la propria attività, disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell’amministrazione nei confronti del consiglio’”.

Dunque, è preferibile l’utilizzo della mozione al posto dell’atto integrativo in quanto la convocazione del consiglio comunale richiesta da un quinto dei consiglieri non prevede atti deliberativi, ma solo la discussione di un tema all’ordine del giorno.

“Ringraziamo nuovamente il prefetto della disponibilità nell’affrontare e chiarire la questione – concludono -. A breve, proprio come indicato dal Ministero e riportato dal prefetto, presenteremo una mozione che possa portare finalmente in consiglio comunale la discussione sulla molteplicità di ruoli ricoperti dal segretario e direttore generale all’interno del Comune di Latina. Vedremo se questa volta il presidente Colazingari sarà garante di tutta l’aula come richiede il ruolo istituzionale che ricopre, o solo di una parte di essa, quella a lui più congeniale”.