Caso Lollo, confermate in Appello le condanne per 3 imputati

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Il Tribunale di Latina

Sono state confermate in Appello (o di poco ridotte), le condanne per tre indagati nel processo sullo scandalo fallimenti al tribunale di Latina, il cosiddetto “caso Lollo”.

La Corte di Appello di Perugia ha disposto per il maresciallo della Guardia di Finanza, Roberto Menduti, difeso dall’avvocato Angelo Farau, la riduzione della pena da un anno e due mesi a sei mesi. Confermata invece la condanna a 2 anni e 6 mesi per Fausto Filigenzi, assistito dall’avvocato Silvia Siciliano, e quella a 2 anni per l’avvocato Luigi Fioretti.

Il processo si era chiuso in primo grado con 3 assoluzioni, 3 condanne e 5 patteggiamenti. Il caso Lollo (il giudice della sezione fallimentare è già stato condannato in precedenza), venne alla luce nel 2015 e fece tremare il palazzo di giustizia di piazza Bruno Buozzi: molte persone furono coinvolte.

Il giudice di Perugia aveva assolto Andrea Lauri, Vincenzo Manciocchi e Franco Pellecchia.
Aveva condannato invece, soltanto per alcuni reati, Fausto Filigenzi a 2 e 6 mesi di reclusione, disponendo anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e la confisca del profitto dei reati di corruzione a lui contestati per 174.128 euro da eseguire su denaro, titoli e beni già sequestrati. Aveva condannato Luigi Fioretti a 2 anni di reclusione, pena sospesa. Anche per lui era scattata l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e la confisca del profitto dei reati di corruzione per 25mila euro. Aveva infine letto la condanna per Roberto Menduti, a 1 anni e 2 mesi, pena sospesa.

Avevano invece patteggiato i commercialisti Marco Viola, Massimo Gatto e Vittorio Genco e ancora Antonia Lusena e Angela Sciarretta. Le pene furuno di 3 anni e 3 mesi per Viola, 3 anni e 8 mesi per Gatto, 3 anni per Genco, 1 anno e 6 mesi per Lusena e 1 anno e 4 mesi per Sciarretta. Le ultime due imputate hanno potuto beneficiare della pena sospesa. Viola, Gatto e Genco sono stati invece interdetti per sempre dai pubblici uffici. Il giudice aveva disposto la confisca di tutto quello che era stato sequestrato, ordinando la confisca di ulteriori 58mila euro sul patrimonio di Gatto e 10mila euro su quello di Genco.