Esproprio delle coste pontine, con il rischio di finire nelle mani di proprietari stranieri. E’ quanto afferma il candidato al Senato di “Italia Sovrana e Popolare, Efrem Romagnoli, sul tema delle coste italiane e l’Europa.
“Ormai l’Unione Europea, succube del neo-liberismo, permette di aggredire le economie dei paesi più deboli e di eliminare le differenze e le specificità delle tradizioni, in danno soprattutto dell’Italia, culla di ineguagliata cultura artistica, turistica, ed alimentare.
E’ il caso della direttiva EU 2006/123/CE, meglio nota come “Bolkestein”, che colpisce i Paesi con più coste, soprattutto l’Italia. Per questa norma europea, dal 2024 l’uso delle spiagge, di proprietà del demanio dello Stato e il cui uso viene oggi consentito tramite concessioni a pagamento, domani verrà attribuito tramite gara europea, a cui potranno partecipare anche le ricche multinazionali. Così rendendo concreto, se non addirittura certo, il rischio per le coste italiane, e quindi del Lazio e in particolare di Latina e provincia, di un “esproprio” del nostro settore turistico balneare, a vantaggio degli stranieri. Un pezzo consistente del turismo “made in Italy” può esserci sottratto, con relativo impoverimento del nostro territorio, in cui le gestioni di stabilimenti balneari, marittimi, e simili sono circa 206, così distribuite: 22 nel Comune di Latina, e poi 43 a Terracina, 26 a San Felice e Formia, 20 a Minturno, 18 a Gaeta e Sperlonga, 16 a Fondi, 12 a Sabaudia, 3 a Ventotene e 1 a Castelforte e Spigno Saturnia”.
Efrem Romagnoli, candidato al Senato nel collegio plurinominale Lazio 2 per “Italia Sovrana e Popolare”, aggiunge:
“L’Unione Europea, nonostante le notizie diffuse dai principali mezzi d’informazione, che la dipingono come la “mamma” che sostiene la casa comune animata dalla solidarietà tra paesi Europei, si è ormai manifestata invece come “matrigna”.
Basta pensare alla U.E. che non ferma le speculazioni sul gas, fissandone anzi il prezzo sulla base delle irrealistiche quotazioni della borsa di Amsterdam, o che permette alla Norvegia di vendere il proprio gas a tale esagerato prezzo, così permettendo la realizzazione di imponenti utili sulle spalle degli acquirenti europei. Oppure alla U.E. che consente al suo interno tassazioni differenziate (dumping fiscale) rendendo in tal modo più attrattivi per le grandi imprese solo alcuni Stati (l’Olanda, che non tassa gli utili su partecipazioni e l’Irlanda, che ha una tassazione del 10%). E come non ricordare il PNRR della U.E., spacciato per liquidità regalata all’Italia, quando in realtà per ben i due terzi è un prestito da restituire, essendo addirittura un debito erogato con ben 528 stringenti condizioni che limitano la nostra sovranità politica ed economica”.