Benedetto Crocco al Parlamento europeo ci vuole andare ma per far saltare il banco: disconoscere i trattati, uscire dalla Nato, dall’Unione Europea e dall’Euro. Il candidato pontino alle europee per il Partito comunista parla al plurale: “Noi siamo per restituire il potere ai lavoratori”, afferma il 46enne di Gaeta.
Questa mattina a Latina la presentazione alla stampa della sua candidatura, avvenuta nella sede della sezione “Thomas Sankara” di via Giovanni Cena, dove questa sera ha tenuto un incontro con la cittadinanza.
Newyorchese di nascita, Crocco ha doppia cittadinanza, italiana e statunitense: lavoratore precario, vive a Gaeta dove è segretario della sezione “Mariano Mandolesi”. E’ stato già candidato alla carica di sindaco della cittadina del Golfo, ma anche alle politiche dello scorso anno. La candidatura alle europee è un riconoscimento al lavoro svolto in questi anni da vero compagno: lotta alle privatizzazioni selvagge, per l’acqua pubblica, contro lo smantellamento del sistema sanitario, sempre a sostegno delle classi popolari e dei loro bisogni.
E da compagno guarda all’Europa con molta diffidenza. Che cos’è l’Europa? “Non è un soggetto giuridico, è un insieme di trattati commerciali fatti a pennello per penalizzare settori importanti dell’economia italiana: agricoltura, pesca, commercio”.
“Noi vogliamo uscire dall’Europa – ribadisce il candidato Crocco – ma quello che ci contraddistingue da tanti altri che lo affermano, in particolare Lega e Movimento Cinque Stelle anche se hanno cambiato idea molte volte, è che noi diciamo apertamente che lo vogliamo fare per dare potere ai lavoratori e portare il socialismo in Italia. Siamo per un’uscita che tuteli le classi lavoratrici e popolari che sono il nostro riferimento. L’Unione europea ha distrutto un quarto della nostra ricchezza nazionale. E il popolo italiano lo deve sapere. Siamo l’unico partito presente a queste elezioni a dire che voliamo costruire il socialismo, una parola scomparsa dall’agenda politica”.
L’unità fra i popoli per Crocco si costruisce in altro modo, “non mettendo in guerra le persone in campo lavorativo”. Il compagno di Gaeta nel suo discorso punta a sfatare “il falso mito dell’Europa sinonimo di pace”, perché gli stati dell’Ue “hanno sostenuto guerre in Iraq, Afganistan, Ucraina eccetera” e anche a livello interno non hanno fatto che “esasperare il divario tra le classi”. Crocco cita l’esempio della Germania, in Europa in condizioni di vantaggio, che però “ora sta vivendo una crisi interna, la disoccupazione e conflitto tra classi della società tedesca”.
Come si esce dall’Europa senza produrre ulteriori danni? “Disconoscendo i trattati e promuovere politiche nella nazione per garantire diritti sociali, che richiedono interventi dello Stato nell’economia, nei settori strategici dell’energia, delle telecomunicazioni che sono stati svenduti. Dobbiamo tornare ad avere una banca centrale italiana, la politica monetaria deve stare sotto il controllo dei lavoratori. Il tutto da sostenere con una fiscalità che va nella direzione opposta da quella che ci indica l’Europa”.
E’ un fiume in piena il candidato comunista che spazia dalla Grecia alla Germina in un batter d’ali e che guarda con diffidenza anche all’accoglienza dei migranti gestita da privati: “E’ lo Stato che deve gestire questo fenomeno – ha detto – e non soggetti che puntano a fare reddito e che mandano a lavorare gli ospiti dei centri dia accoglienza nei campi a prezzi stracciati mettendosi in concorrenza sleale con gli indiani già sfruttati. Una guerra tra poveri, spesso alimentata dalle mafie”.
Un tema caldo, alimentato nell’ultimo anno dal vento dell’avanzata leghista. Mai accostare le battaglie dei movimenti di destra con quelle dei militanti comunisti? “Entrambi ci muoviamo negli spazi lasciati vuoti dalle forze di governo, dove non vuol guardare nessuno. Ma è chiaro che siamo distanti dai fascisti: noi difendiamo il lavoratore, il popolo; loro oggi difendono l’essere italiano prima di tutto alimentando il retro-pensiero del razzismo”, risponde senza ipocrisia Crocco.
E allora l’ultima domanda è d’obbligo. Cosa pensa il candidato comunista sulle polemiche di questi giorni relative al Salone del Libro di Torino? “Chi ha lasciato il Salone del Libro di Torino per la presenza di una casa editrice di destra, diretta da un noto esponente fascista, ha fatto un gesto nobile. Ma assolutamente sbagliato”, risponde Crocco citando le parole di Alessandro Mustillo, dirigente del Partito Comunista pubblicate su Resistenza, secondo il quale “il fascismo è stato già sdoganato nella nostra società.”L’idea – scrive Mustillo e che vale la risposta di Crocco – che la presenza di singoli ‘legittimi’ il fascismo è narcisismo intellettuale. A sdoganarlo sono state le classi dominanti del nostro Paese, e di tutta Europa, che si sono sempre servite del fascismo per far avanzare i loro interessi”. “E intanto – conclude Crocco – se fino a pochi giorni fa nessuno conosceva la casa editrice di CasaPound oggi la conoscono in tanti. Merito anche del Pd e del contesto borghese del Salone del libro di Torino”.