Finto compost sui campi di Pontinia, danno ambientale. Proprietari nei guai

Foto relativa alle indagini Smokin' Fields

Finto compost: un danno ambientale enorme per la provincia di Latina. Questo uno dei tanti dettagli emersi dalla conferenza stampa tenuta oggi a Roma per l’operazione “Smokin’ Fields” che ha comportato sequestri di aziende, terreni e conti correnti e che vede indagate nel registro della Direzione distrettuale antimafia di Roma 23 persone per smaltimento illecito e traffico illegale di rifiuti. Tutto ruoterebbe attorno alla Sep di Pontinia, che avrebbe prodotto compost fuori norma con un guadagno ritenuto illecito in danno dei Comuni conferenti rifiuti umidi presso l’impianto di Mazzocchio. Il prodotto finale, come accertato dal Nipaaf e della Polizia Stradale che hanno condotto le indagini, sarebbe stato sversato sui terreni di Pontinia, Ardea e Roma.

“Con questo sequestro speriamo di restituire alla popolazione di quei luoghi una vita normale che era preclusa a causa delle esalazioni e degli odori nauseabondi che provenivano dai siti”, ha detto il pm di Roma, Alberto Galanti, nel corso della conferenza stampa, riportando alla mente le tante proteste dei comitati di zona.

Nel mirino della Dda anche i laboratori di analisi di Frosinone, Roma e Napoli che avrebbero accertato falsamente che il compost era regolare.

“Tra i sequestri che riguardano siti e attività, c’e’ anche un sequestro preventivo di un’ingente somma di denaro pari a circa un milione di euro”, ha aggiunto il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, spiegando che si tratterebbe di un provento illecito dal momento che il compost, in quanto finto, non poteva essere venduto come tale ma smaltito come rifiuto.

“In indagini simili a questa si incontrano realtà diverse come enti pubblici, imprenditori privati e criminali comuni”, ha concluso Prestipino.

Ma intanto sui campi di Pontinia e dintorni resta un danno ambientale enorme, come segnalato in conferenza stampa. “I terreni della provincia di Latina in cui è stato interrato il finto compost, sono terreni in cui sono piantati olivi e granturco oppure sono attigui ad altre piantagioni, quindi il rischio che tramite le falde acquifere questo materiale possa aver inquinato le coltivazioni c’è ed è reale”, ha detto il vice questore aggiunto alla Polizia stradale, Luciana Baron, a margine della conferenza stampa.

Ma intanto, tra gli indagati, per lo più amministratori delle società coinvolte e autotrasportatori, nonché i responsabili dei lavoratori che hanno taroccato le analisi sul compost, anche i proprietari dei terreni sui quali veniva versato il rifiuto.