Forte e Moscardelli, la partita per Latina diventa una guerra. E gli arbitri arrivano da Roma

Un segretario comunale che ha presentato dimissioni irrevocabili ma che continua a convocare le nuove sedute per l’elezione del nuovo segretario, l’ultima la vigilia di Natale, un senatore che si sfoga su facebook parlando di spallate al partito, un segretario provinciale che chiede che l’elezione del segretario comunale non diventi materia da congresso e che prende in mano la situazione interessando i vertici nazionali e regionali. In un parola, un partito in cerca di autore, il Partito Democratico, che governa la Regione e il Paese ma che a Latina (e non è una novità) non trova la rotta.

Un partito dove si sta consumando una guerra ormai conclamata e dove il risultato delle primarie non ha tracciato la strada della conciliazione e dell’unità a favore della corsa per la conquista dello scranno di Piazza del Popolo. Era prevedibile visto lo stato di belligeranza permanente dell’ultimo anno tra i due Deus ex machina, il consigliere regionale Enrico Forte e il senatore Moscardelli, ma più di qualcuno aveva sperato in un’assunzione di responsabilità. Quella auspicata anche dal sottosegretario Gozi all’indomani della vittoria di Forte alle primarie. Ma che per ora resta solo una promessa caduta nel vuoto.

LE ASSEMBLEE E LE TENSIONI. La stesso Forte si fece scappare una battuta con il giornalisti il giorno dell’arrivo di Zingaretti durante la campagna delle primarie, in uno di quei momenti di attesa tra un incontro e l’altro. Parlò di “guerra dei Roses” riferendosi al clima di quei giorni, una battuta quanto mai realistica. Perché quello che sta accadendo tra le due correnti nella famiglia del Pd ricorda il film con Michael Douglas e Kathleen Turner, storia tragi-comica della fine di un amore sullo sfondo di una villa principesca che i due riducono in macerie. La fine dell’amore tra i due coniugi segnava una guerra in un crescendo di dispetti senza fine che andavano dagli incendi a diversi tentativi di omicidio. Una metafora filmica utile a raccontare anche quello che succede nel Pd dove il divorzio tra le correnti sembra più consono a due parti che parlano una lingua diversa che non allo stesso partito. Dopo le due assemblee per l’elezione del segretario, il 18 e il 21 dicembre, andate a vuoto perché disertate dai moscardelliani e senza i numeri per permettere alla corrente fortiana di eleggere Andrea Giansanti, la situazione si fa sempre più tesa. Il 23 c’è stata l’assemblea del segretario provinciale La Penna: “C’è la questione del partito – aveva detto – che non deve diventare camera di compensazione di questi scontri, ci si deve confrontare su temi, alleanze, assetti. Viene prima la politica e poi l’elezione del segretario, questo è il tema”. Ma i fortiani non retrocedono su Giansanti e Moscardelli non vuole fare passi indietro rispetto ad una decisione che vede come una presa di posizione, un’affermazione di forza per metterlo in minoranza. E il segretario dimissionario Quattrola che secondo LA Penna “non era nelle condizioni formali di poteer più convocare l’assemblea”, quell’assemblea l’ha convocata proprio il giorno dopo, il 24 dicembre. “Una provocazione” per i moscardelliani con il conseguente interessamento di Roma per dirimere la questione.

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LA PALLA PASSA A ROMA. Ora il segretario provinciale del Pd Salvatore La Penna ha scritto al segretario regionale Melilli, a Moscardelli, a Forte, all’assessore Ricci e al consigliere Giancola. Una nota ufficiale che fa seguito ai contatti intercorsi tra La Penna, Forte,  Moscardelli e la segreteria nazionale dove è stata decisa una linea da seguire ben precisa: quella della mediazione e dell’intervento dei vertici regionali e nazionali con un incontro a Roma da fissare dopo l’Epifania e alla luce del quale l’indicazione fornita da Guerini sarebbe quella di restare per ora fermi ed evitare le riunioni degli organismi come appunto quella dell’11 per l’elezione del segretario fissata da Quattrola la vigilia di Natale.

LA NOTA.“E’ necessario giungere ad una soluzione unitaria sugli assetti di governo del Partito – spiega La Penna – e a scelte politico-programmatiche pienamente condivise al fine di affrontare nel migliore dei modi le imminenti elezioni comunali.  La partita elettorale di Latina viene reputata strategica sia sul piano regionale che nazionale e la convocazione di tale riunione va nella direzione auspicata di una consultazione da cui possa scaturire un esito positivo e condiviso. Per quanto detto, oltre che per i rilievi formali già mossi nella comunicazione del 22 dicembre, la convocazione dell’assemblea per l’11 Gennaio è da ritenersi superata. La data della prossima assemblea comunale del PD Latina verrà stabilità nella riunione già citata, cercando la massima condivisione su tempi e modalità, con l’auspicio di poter verificare in tale sede lo spirito costruttivo ed unitario necessario ad affrontare una fase politica così complessa ed importante”.

Enrico Forte

FORTE, LETTERA ALLA CITTA’. Forte intanto scrive alla città una lettera di fine anno citando una canzone di condanna alla guerra (e invitando all’unione e alla pacificazione) di De Gregori “Rumore di niente”: “Le elezioni primarie mi consegnano la responsabilità della candidatura a sindaco di Latina – scrive Forte – e una responsabilità che voglio dividere con quanti hanno a cuore il destino della nostra città. Da troppi anni Latina appare immobile ed isolata, annegata in quel «rumore di niente» (devo questa bella espressione a Francesco De Gregori) che purtroppo rischia di tornare a volume ancora più alto, sotto forma di una vuota antipolitica.. “L’anno che si chiude –prosegue il consigliere –  ci ha fatto assistere ad un vero e proprio crollo di alcune istituzioni cittadine, accompagnate dal vuoto della politica. Il rischio è che non cambi nulla se non ci rimbocchiamo le maniche per aggiustare un tessuto sociale che si è mostrato troppo fragile nell’aver sopportato un malcostume sotto gli occhi di tutti. Penso agli scandali del tribunale, penso alla gestione allegra del Comune in materia urbanistica. Questo caos ha ragioni profonde. Sono convinto sia proliferato perché sono mancati gli anticorpi della buona politica e del senso civico. Ma sono altrettanto convinto che in campo ci sono tutte le forze per ribaltare questo clima ed avviarci ad una fase completamente nuova della nostra città.
Penso, inoltre, che le nostre elezioni vadano viste anche in un’ottica più grande. La svolta già iniziata con le primarie deve essere il pungolo per tutte le città che andranno al voto nel 2016, per tutte quelle realtà in cui il Pd  e le forze ad esso alleate intenderanno cogliere la spinta di un Governo nazionale che oggi rappresenta il vero spartiacque tra passato e futuro”. Se questa sia la musica per opporsi al centrodestra nei Comuni della provincia è difficile dirlo ma una cosa è certa. Nel Pd in molti non hanno orecchie per sentire.