Giornata della Memoria: Il ricordo per fronteggiare gli orrori del passato

LATINA – Stamane si è svolta, nel cuore verde del capoluogo pontino il Parco comunale Falcone Borsellino di Latina, le celebrazioni della Giornata della Memoria, rendendo omaggio alle vittime dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi di sterminio nazista.

Durante lo svolgimento della celebrazione è stato garantito a tutti i partecipanti il distanziamento sociale imposto dalle normative vigenti.

Dopo la deposizione della Corona commemorativa ai caduti sono state lette le lettere per la cittadinanza da parte del Prefetto Maurizio Falco, del sindaco Damiano Coletta, il presidente della Provincia Carlo Medici e del viocario foraneo della Dicose di Latina, Reverendo Don Giovanni Toni, in rappresentanza del Vescovo Mariano Crociata.

Nella lettera il prefetto si rivolge ai giovani, futuro della città e protagonisti consueti della cerimonia, che quest’anno non hanno potuto prenderne parte a causa dell’emergenza in atto.

Il messaggio del Prefetto Maurizio Falco
La memoria, il ricordo, sono strumenti preziosi da utilizzare a beneficio delle nuove generazioni, non certo per rinfocolare vendette culturali, rimisurando le colpe. Perché eventi come questo continuano ad essere oggetto di precisazioni e riletture che meritano invece un più saldo ancoraggio al senso profondo ed incancellabile della nostra storia? In tempi di rinnovata incertezza, forte si avverte la necessità di non smarrire il senso di un messaggio storico equilibrato, solenne, per vari motivi. Intanto, perché quel senso rischia di perdersi nel continuo transito generazionale: i protagonisti di quei giorni di sacrificio per la Patria cominciano ad essere sempre di meno. Abbiamo sempre meno testimoni diretti di quelle pagine nere di guerre fratricide che il cosiddetto secolo breve, il 900, ha lasciato sulle strade un tempo insanguinate delle nostre Comunità. Noi, troppe volte impegnati a fare e disfare i conti delle atrocità delle parti contrapposte, inutilmente affaticati da una drammatica contabilità degli orrori, rischiamo seriamente di far perdere l’unica grande ed assorbente eredità di quei sacrifici. La Storia della resistenza ed il valore dei suoi Uomini migliori, sono uno stimolo costante a praticare l’arte ardua della comprensione e ad abbandonare la triste “scorciatoia” dello schieramento che tanto appare di moda in questi tempi veloci.

Impegniamoci allora nelle scuole e nelle piazze, nei teatri e nelle manifestazioni – che presto ritorneranno ad essere la nostra riconquistata normalità – a raccontare con solennità e senza retorica ai nostri ragazzi perché la nostra Storia non deve essere riscritta ma piuttosto ampliata; Senza assolvere nessuno, ci mancherebbe, ma senza neanche lasciare nell’ombra del giudizio democratico tragedie concorrenti che si sono consumate sotto il vessillo di inumane vendette. Bisogna essere pronti non solo a rileggere con onestà collaborativa tra culture diverse la lezione di quei giorni; ma anche a ricucire possibili fratture generazionali: che anche l’esperienza del Covid rischia di approfondire tra cittadini di secoli diversi. Ed essere di ammonimento per tutti sui pericoli di un individualismo sfrenato che offusca il “Noi”, il

sentimento del bene collettivo. Per questo siamo chiamati a sostenere il tessuto di un’economia molto provato della pandemia. Che chiama l’Istituzione pubblica e l’associazionismo privato a collaborare con un’unica visione del futuro: che dovrà farsi carico degli squilibri sociali giunti ad un livello di grave insostenibilità. E ciò sforzandoci innanzitutto di insegnare a non ripetere più gli incredibili errori di cui l’umanità si è macchiata; errori che pure al tempo in cui si compivano venivano presentati come giusta azione politica. In altri termini, l’esercizio della memoria non deve indurre ad una delle peggiori tendenze degli esseri umani, che ritengono più conveniente schierarsi piuttosto che capire. E questo accade quando utilizziamo il passato come una clava politica verso chi la pensa diversamente, favorendo una lettura solo parziale di fatti più ampi e variegati contenuti nel messaggio globale della storia.

Seppur costellata da tali continue contraddizioni, e capovolgimenti delle sorti tra vittime e carnefici, tutta l’esperienza umana non smette di comunicare che la base delle società democratiche è il rifiuto senza se e senza ma della violenza e della sopraffazione come strumento di potere. Se sapremo sommare e non speculativamente contrapporre i fatti ed i naturali sentimenti di pietà e solidarietà universale, dovuti verso tutte le vittime del passato ma, a maggior ragione, verso tutti i diseredati e gli esclusi del nostro tempo, avremo esercitato nel miglior

modo il diritto/dovere del ricordare; e potremo rafforzare il progetto della democrazia con maggiore dignità, attraverso il collante sociale della fiducia reciproca, che chiama tutti a guardare ad un futuro con meno ombre, che pure talvolta sembrano ancora addensarsi sul nostro orizzonte. Per sottolineare il particolare valore della giornata, oggi a partire dal tardo pomeriggio verrà proiettata sulla facciata della Prefettura una immagine rievocativa della tragedia della Shoah realizzata dagli studenti del Liceo Artistico Statale di Latina coordinati dalla Prof.ssa

Elisa Papi negli anni scorsi, nell’ambito di una consolidata collaborazione con la Prefettura. A loro va il mio particolare e sentito ringraziamento. Desidero, infine, concludere il mio intervento rivolgendomi ai ragazzi che, purtroppo, quest’anno non hanno potuto essere protagonisti di questa giornata, con le ispirate parole della Senatrice a vita Liliana Segre: “Cari ragazzi, tocca a voi. Prendete per mano i vostri genitori, i vostri professori. In questo momento di incertezza prendete per mano l’Italia”.

 

«Ogni anno che passa sembra avere l’effetto di fare apprezzare di più l’istituzione della Giornata della Memoria, perché sentiamo più chiaramente che non deve andare smarrito il ricordo dell’immane tragedia che si è consumata con l’annientamento di milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti. È una memoria che tutti abbiamo bisogno di tenere viva, perché l’incalzare del tempo della vita che scorre, con i suoi sempre nuovi problemi, rischia di attenuare o perfino oscurare la coscienza della gravità di quanto è accaduto con la Shoah.

Non sapere è in particolare il pericolo al quale sono esposte le nuove generazioni, per le quali comprendiamo quanto sia importante conoscere la storia per capire non solo il passato ma la vita di oggi. Perdere la memoria non è solo dimenticare le vittime dell’Olocausto; è soprattutto dimenticare noi stessi, dimenticare chi siamo e chi dobbiamo continuare ad essere. Dimenticare quella tragedia, alla quale noi italiani abbiamo purtroppo dato il nostro vergognoso contributo, rappresenta una menomazione della nostra coscienza del presente e una minaccia per il futuro, poiché ciò di cui non si ha più memoria, è più esposto all’eventualità di tornare a ripetersi nell’incoscienza collettiva. Noi credenti, consapevoli dell’importanza del dialogo tra cristiani ed ebrei, portiamo l’impegno di contribuire, attraverso tale dialogo, a tenere desta una memoria viva di quanti sono stati cancellati e a imparare ad apprezzare il patrimonio della religione e della cultura ebraica e il suo apporto essenziale alla tradizione cristiana e alla cultura umana in generale. Speriamo, perciò, che anche la Giornata di quest’anno lasci un segno indelebile nel cuore di tutti noi e dei nostri concittadini».

 

Il messaggio del Vescovo Mariano Crociata

 «Ogni anno che passa sembra avere l’effetto di fare apprezzare di più l’istituzione della Giornata della Memoria, perché sentiamo più chiaramente che non deve andare smarrito il ricordo dell’immane tragedia che si è consumata con l’annientamento di milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti. È una memoria che tutti abbiamo bisogno di tenere viva, perché l’incalzare del tempo della vita che scorre, con i suoi sempre nuovi problemi, rischia di attenuare o perfino oscurare la coscienza della gravità di quanto è accaduto con la Shoah.

Non sapere è in particolare il pericolo al quale sono esposte le nuove generazioni, per le quali comprendiamo quanto sia importante conoscere la storia per capire non solo il passato ma la vita di oggi. Perdere la memoria non è solo dimenticare le vittime dell’Olocausto; è soprattutto dimenticare noi stessi, dimenticare chi siamo e chi dobbiamo continuare ad essere. Dimenticare quella tragedia, alla quale noi italiani abbiamo purtroppo dato il nostro vergognoso contributo, rappresenta una menomazione della nostra coscienza del presente e una minaccia per il futuro, poiché ciò di cui non si ha più memoria, è più esposto all’eventualità di tornare a ripetersi nell’incoscienza collettiva. Noi credenti, consapevoli dell’importanza del dialogo tra cristiani ed ebrei, portiamo l’impegno di contribuire, attraverso tale dialogo, a tenere desta una memoria viva di quanti sono stati cancellati e a imparare ad apprezzare il patrimonio della religione e della cultura ebraica e il suo apporto essenziale alla tradizione cristiana e alla cultura umana in generale. Speriamo, perciò, che anche la Giornata di quest’anno lasci un segno indelebile nel cuore di tutti noi e dei nostri concittadini».