Giro di droga in provincia , ecco gli arrestati dell’operazione “Reset”

Un giro di droga ed estorsioni, con un omicidio sullo sfondo. L’operazione Reset, della Questura di Latina, ha portato all’arresto di 18 persone. Un’operazione scattata all’alba, in azione la Squadra Mobile di Latina e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, il supporto di 23 equipaggi del Reparto prevenzione crimine ed agenti dei Commissariati di Cisterna, Fondi, Terracina, Gaeta e Formia. Ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

Manette e accuse

Diversi arrestati si trovano già in carcere per inchieste precedenti. Destinatari dell’ordinanza di custodia cauteale i fratelli Angelo Travali detto “Palletta”, classe 1986, Salvatore Travali detto “Bula” classe 1990, il padre Giuseppe Travali, detto “Peppone” o “Peppone lo zingaro” classe 1961, Francesco Viola, classe 1981, Gian Luca Ciprian, classe 1978,  Alessandro Zof detto “il topo” classe 1984, George Valeriu Cornici, classe 1974, Luigi Ciarelli, classe 1970, Davide Alicastro, classe 1992, Ermes Pellerani, classe 1984, Cristian Battello, detto “Schizzo”, classe 1988, Fabio Benedetti, classe 1975, Costantino Di Silvio, detto “chà chà” classe 1967, Antonio Giovannelli, classe 1978, Giovanni Ciaravino, classe 1983; Silvio Mascetti, classe 1971, Alessandro Anzovino detto “ciba”, classe 1993, Antonio Peluso, classe 1980 e  Valentina Travali, classe 1987, l’unica agli arresti domiciliari.

Tutti indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose  estorsioni aggravate dal metodo mafioso ed un omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Il ruolo dei pentiti

Un ruolo importante nelle indagini sta nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo e quelle rese nel 2020 dal collaboratore di giustizia Maurizio ZUPPARDO. Notizie che hanno consentito un approfondimento investigativo che la Squadra Mobile di Latina, insieme al Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, sta conducendo in provincia di Latina.

L’inchiesta Reset si ricollega a quella di Don’t Touch, nel 2015,  su un’ associazione a delinquere con a capo Costantino Di Silvio detto Chà Chà, strutturata su base territoriale e su legami di natura familiare, che nel tempo ha affermato il suo prestigio criminale nei settori dell’usura, dell’estorsione, della detenzione di armi e nello spaccio di sostanze stupefacenti. Rispetto alle dichiarazioni dei pentiti trovano conferma nelle testimonianze delle vittime delle estorsioni, oltre che da ulteriori elementi di prova via via acquisiti nel corso di quest’ultima indagine.

Il sistema

L’organizzazione criminale dedita innanzitutto al traffico di sostanze stupefacenti, dotata di uomini ed armi sia per controllare le piazze di spaccio anche fuori la città di Latina sia per intimidire concorrenti scomodi, avvalendosi del metodo mafioso e della forza di intimidazione del vincolo associativo.

Quattro i fornitori principali di droga: Gian Luca Ciprian per la cocaina, Luigi Ciarelli per l’hashish e Valerio Cornici, con socio in affari ZOF Alessandro, per la marijuana. Facevano tutti parte del gruppo dei Travali, che nel tempo hanno monopolizzato il traffico di droga.

Il sodalizio, indiscutibilmente capeggiato da Angelo Travali, vedeva negli altri componenti del nucleo familiare dei Travali sia soggetti in grado di spacciare per conto dell’organizzazione come nel caso di Giuseppe Travali, sia soggetti che aiutavano Angelo Travali nella gestione del sodalizio con il ruolo di organizzatori come nel caso del fratello Salvatore Travali.

Le piazze dello spaccio

Sono stati individuati soggetti dediti all’attività di spaccio nel senso che fungevano da corrieri in occasione degli approvvigionamenti o da pusher nella distribuzione al minuto dello stupefacente; va detto che l’organizzazione poi era in grado di rifornire piazze di spaccio diverse da quelle di Latina, in particolare Cisterna di Latina attraverso Fabio Benedetti, Sezze attraverso Ermes Pellerani, Aprilia attraverso Christian Battello, protagonista nel recente passato di una minacce ad un carabiniere all’atto dell’arresto.

Complicità in carcere

In tale contesto, recenti indagini hanno dimostrato che recentemente e durante lo stato di detenzione, Angelo Travali abbia proseguito nella gestione delle attività di spaccio di sostanze stupefacenti, agevolati da pubblici ufficiali corrotti, al fine di potere godere di privilegi all’interno della Casa Circondariale ove si ritrovava ristretto.

Minacce

Sono emersi gli atti intimidatori e l’estromissione dal mercato degli stupefacenti a Latina di alcuni spacciatori, avvenuti con metodi violenti da parte del sodalizio; si tratta di una vicenda che dà l’esatta dimensione della violenza messa in atto dal gruppo Travali per imporre il proprio predominio nella gestione delle piazze di spaccio e, in generale, su tutte le attività criminali.

In dettaglio, i fratelli Travali, in un’occasione, anche con l’aiuto di Alessandro Zof, hanno gambizzato uno spacciatore e danneggiato l’auto e il negozio di un altro spacciatore, al fine di costringere il gruppetto ad acquistare la droga da Angelo Travali, o comunque a spacciare per lui. Versata la somma di 30000 euro a titolo estorsivo.

L’episodio è assolutamente sintomatico non solo della capacità di controllo della piazza di spaccio da parte dei Travali grazie alla robusta organizzazione del sodalizio sia in termini di uomini che di possesso di armi da fuoco, ma anche dei metodi utilizzati per eliminare pericolosi concorrenti ed egemonizzare il mercato locale della droga, che sono assolutamente sovrapponibili a quelli delle organizzazioni criminali di matrice mafiosa.

Le nuove indagini hanno poi riscontrato la commissione di 18 episodi estorsivi che mostrano l’utilizzo di un metodo tipicamente e tradizionalmente mafioso, caratterizzato dalla prospettazione di ritorsioni, dal riferimento esplicito ad un clan di appartenenza, dall’affermazione di un controllo del territorio da cui deriva il potere di imporre il “pizzo”.

In tale contesto, gli indagati, tra cui Francesco Viola, hanno fatto leva sulla fama criminale derivante dall’appartenenza al clan cha cha Travali, ottenendo in tal modo il silenzio di commercianti, imprenditori, professionisti, semplici cittadini, anche tifosi del Latina Calcio, che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le forze dell’ordine.

Nello specifico, gli indagati si rendevano responsabili di estorsioni di denaro ed attività d’usura con armi, nonché avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis ed in particolare della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza all’associazione a delinquere facente capo a Costantino Di Silvio e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, dalla condizione di assoggettamento ed omertà, la violenza costituente principale patrimonio dell’associazione, in ragione dello spessore criminale dei suoi sodali, riconosciuto sul territorio di Latina in relazione ai procedimenti penali che li hanno visti coinvolti per gravi delitti contro la persona, il patrimonio ed in materia di armi.

Omicidio

Le ultime investigazioni rivelavano, infine, uno scenario inedito dietro la commissione dell’omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu, cittadino rumeno, assassinato a Latina nel marzo del 2014 e per il quale sono stati condannati via definitiva Manuel Ranieri, Mirko Ranieri e ìIonut Adrian Ginca.

I recenti approfondimenti, hanno appurato che l’omicidio, sebbene pianificato e premeditato da Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca, per ragioni sentimentali, aveva visto la partecipazione di Angelo Travali, il quale aveva fornito le armi ai fratelli Ranieri, che erano propri spacciatori di fiducia, e fatto loro da staffetta con la propria macchina nella fase del rapimento della vittima.