Il vescovo di Latina elogiato da Salvini, entrambi vittime di un errore

Il post del ministro dell'Interno Matteo Salvini e il vescovo Mariano Crociata

Il vescovo di Latina Mariano Crociata elogiato dal vice premier Matteo Salvini, entrambi vittime di una bufala, o meglio di un equivoco.

L’intervista rilasciata a lafedequotidiana.it da monsignor Michele Crociata, siciliano, esperto ed autorevole studioso dell’Islam, dal titolo “Ben venga Salvini quando ci ricorda l’identità cristiana”, viene subito ripresa da Giornale.it, commettendo però l’errore di confondere monsignor Michele Crociata con monsignor Mariano Crociata, e da altri siti di informazione con lo stesso equivoco di semi-omonimia. Salvini prende e posta l’articolo del Giornale.it che fa riferimento a Mariano Crociata che difende Salvini per l’uso del rosario. Il Ministro nel suo post ringrazia per le belle parole, ma scoppia il caos.

Remigio Russo, portavoce del vescovo di Latina, viene subito contattato da autorevoli testate giornalistiche per approfondire la notizia, Russo in una frazione di secondo capisce l’equivoco e parte l’immediata smentita: “Nella giornata di oggi – si legge – vari media stanno rilanciando articoli contenenti dichiarazioni attribuite al vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno Mariano Crociata, riassumibili con uno dei primi titoli ‘Il vescovo pro Salvini sui migranti: Giusto difendere i confini’. Posso affermare – scrive Russo – che il vescovo Mariano non ha mai rilasciato questa intervista. Anzi, suo malgrado è stato vittima di uno scambio di persona. Alla base di questo errore vi è il riferimento a un articolo pubblicato il 17 giugno 2019 dal sito La Fede Quotidiana, con un titolo fuorviante a una sommaria e veloce lettura (http://www.lafedequotidiana.it/monsignor-crociata-ben-venga-salvini-ci-ricorda-lidentita-cristiana/). In questo ‘pezzo’ l’autore ha intervistato tale ‘monsignor Michele Crociata’, un ecclesiastico (sacerdote) insignito del titolo onorifico di ‘Monsignore’ ma che NON è Vescovo. L’omonimia del solo cognome e del ‘titolo’ devono aver tratto in errore gli autori dei servizi. Sono state chieste le opportune correzioni nell’esclusivo interesse della verità dei fatti”.

Gli articoli nel frattempo usciti vengono in parte modificati, ma come si sa la rete non perdona.