Inchiesta sul software spia, arresti a Napoli e perquisizioni a Latina

L’inchiesta Exodus sbarca a Latina con la perquisizione presso la sede della Rpc servizi tecnologici che, secondo gli inquirenti, si sarebbe servita del software spia.

Oggi i carabinieri del Ros, il Nucleo speciale tutela frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, e la Polizia Postale hanno arrestato Diego Falso, amministratore della società Esurv (la società proprietaria del software Exodus) e il tecnico Salvatore Ansani nell’ambito della maxi inchiesta che investe tutt’Italia. Entrambi sono ai domiciliari, indagati per intercettazione illegale e l’accesso abusivo a sistema informatico. L’ordinanza a loro carico è stata emessa dal giudice Rosa De Ruggiero.

A seguito delle perquisizioni, effettuate nel corso dell’operazione di polizia giudiziaria, a Latina presso la Rpc servizi, a Caserta presso altra sede della stessa società, nel milanese, a Cosenza, a Caltanissetta e a Trieste, presso altre quattro società, sono stati sequestrati materiali informatici e profili cloud.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina durante una conferenza stampa indetta presso la Procura di Napoli.  Al centro dell’indagine, che ha portato agli arresti e ai sequestri, sono le attività tecniche effettuate abusivamente rispetto ai rapporti con le Procure che si avvalevano della piattaforma della Esurv.

Attraverso una procedura definita di “cinturazione”, sono stati congelati 80 Terabyte di dati delle intercettazioni informatiche custoditi su un cloud in Oregon, dove sarebbero finiti i contenuti delle indagini. Sarebbero oltre 800 le intercettazioni illegalmente trasferite sui cloud, 234 delle quali non autorizzate. Le indagini ora volgono ad un’analisi dei flussi finanziari delle società coinvolte.

Il sistema spia scoperto a Benevento ha provocato falle sotto il profilo investigativo di numerose Procure d’Italia, consentendo di rivelare particolari di inchieste in corso.