Latina, epatite C dopo la dialisi al Goretti: sentenza storica in favore di un 68enne di Sabaudia

L'ospedale Santa Maria Goretti di Latina

Oggi il Tribunale di Latina ha riconosciuto ad un 68enne di Sabaudia un indennizzo a vita di 800 euro al mese per essere stato infettato da epatite dal macchinario per la dialisi dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina: condannato il Ministero della Salute a pagare dall’aprile 2013 gli assegni mensili del vitalizio.

A causa di uno scompenso renale – spiega l’avvocato Renato Mattarelli che ha condotto la battaglia legale del cittadino di Sabaudia -, nel novembre del 2011, l’uomo (all’ora 61enne) era entrato in dialisi presso il Goretti di Latina ed aveva effettuato anche qualche seduta dialitica presso un centro convenzionato del capoluogo pontino. Al momento dell’inizio della terapia era stato sottoposto ai controlli virali di routine proprio per evitare che fosse positivo a virus patogeni come le epatiti e l”HIV tali da contagiare gli altri pazienti dializzati. Quello che non poteva aspettarsi è che la macchina per il filtraggio del sangue del Goretti infettasse proprio lui che invece era risultato negativo ad ogni virus. Infatti nei successivi controlli dell’aprile 2012 l’uomo risultava positivo ad uno dei più aggressive epatite. Ad un primo momento si era pensato che il contagio potesse dipendere da alcune trasfusioni di sangue somministratogli presso il Policlinico Umberto I dove nel frattempo, fra il dicembre 20111 e il gennaio 2012, era stato ricoverato. Tuttavia, a seguito della richiesta della qualità del sangue infuso risultava che i donatori sarebbero stati esenti da infezioni.

Dunque, l’uomo di Sabaudia, per tramite dell’avvocato Mattarelli, aveva fatto ricorso all’Asl di Latina per ottenere l’indennizzo previsto dalla legge 210/1992 in favore dei soggetti danneggiati da epatiti da trasfusioni di sangue infetto. La domanda però era stata  rigettata (sia dalla Commissione Medico Legale della prima istanza, sia dal Minsitero della Salute a seguito del ricorso gerarchico) sulla base del fatto che l’emodialisi non costituirebbe una trasfusione di sangue per la quale esclusivamente la legge prevede l’indennizzo.

Diversamente, oggi il Tribunale di Latina ha accolto la tesi dell’avvocato Mattarelli (che ha impugnato i due provvedimenti) secondo cui la legge n. 210 del 1992 deve essere interpretato, alla luce del complessivo significato medico-scientifico e legale che ha le trasfusione di sangue che può ricomprendere anche l’emodialisi in quanto di fatto si tratta di una auto-trasfusione: il sangue viene infatti prima estratto dal corpo e, dopo il filtraggio, trasfuso allo stesso paziente.

“Pertanto – commenta l’avvocato – se in questi passaggi: prelievo, lavorazione e reinfusione il sangue del paziente dialitico entra in contatto con un virus (nel caso dell’uomo di Sabaudio quello dell’epatite C) si applica la legge 210/1992 che prevede proprio l’indennizzo per i danneggiati da trasfusione di sangue, poco importando se si tratti del sangue dello stesso paziente o di altro donatore”.

Il Tribunale di Latina ha quindi accolto pienamente la tesi dell’avvocato Mattarelli secondo cui il rischio per cui la legge prevede l’indennizzo comprende anche l’ipotesi in cui il contagio sia derivato dalla contaminazione del sangue proprio del contagiato durante un’operazione di emodialisia causa di una insufficiente pulizia della macchina per emodialisi dalle sostanze ematiche lasciate da altro paziente.

La Sentenza n. 24/2018 del Tribunale di Latina si può definire storica e coraggiosa visto che si tratta di una delle prime in Italia visto che al momento ne risultano solo 2 di cui una della Cassazione e una del Tribunale di Milano.

Sul piano territoriale pontino l’impatto della Sentenza potrà avere risvolti importanti visto che ufficiosamente non sono pochi i soggetti contagiati da emodialisi.

La vicenda giudiziaria dell’uomo di Sabaudia è però destinata ad avere ulteriori sviluppi visto che il riconoscimento del nesso causale fra emodialisi e contagio da epatite C, affermato dalla Sentenza e prima ancora dal Consulente medico legale del Tribunale, apre la strada all’azione di risarcimento integrale di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti.