Latina, l’altra strada di Renzi per non lasciare il Paese ai gialloverdi: serve la solidarietà di Bartali e Coppi

Matteo Renzi al liceo G.B.Grassi di Latina

“Scusate per il ritardo megagalattico, ma questa Pontina… Noi i soldi li avevamo messi… Ma lisciamo perdere”. Matteo Renzi oggi a Latina per la presentazione del suo libro “Un’altra strada” esordisce proprio con lo stato pietoso della 148, argomento particolarmente sentito dai pontini, ma stronca sul nascere il discorso evitando le polemiche. Bene, ci siamo detti, così una volta per tutte ci spiega qual è l’altra strada che intende. E in effetti lo ha affermato subito: un’altra strada perché l’Italia conti qualcosa in Europa: Europa non è nazionalismo, la politica non è populismo. “Noi questa battaglia la vogliamo fare e sconfiggere le paure”.

L’ex premier Renzi affronta la platea del liceo “Giovan Battista Grassi” di Latina, affollata come non mai, con un colpo di teatro che rimanda al processo politico all’attuale Governo, personificato in Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Scontato. Fin troppo scontato. “Però io non mi candido – ha premesso -; io mi sono candidato a tutto, sempre, ma stavolta non mi candido. Ho scritto un libro. E perché uno scrive un libro se non chiede i voti? Perché io penso che sia arrivato il momento di una grande battaglia educativa e culturale. E proprio perché non mi candido voglio impegnarmi al massimo, con voi, contro l’arroganza, l’incompetenza e la cialtronaggine di un Governo che ha preso il paese che stava andato bene, lo ha bloccato e lo ha portato in recessione”.

Un fiume in piena Renzi. A fare gli onori di casa il segretario provinciale del Pd Claudio Moscardelli. L’evento non è stato organizzato dal Partito democratico, ma in sala ci sono gli stati generali del Pd pontino. Non sfugge la presenza di Carlo Medici, presidente della Provincia di Latina, che poi però va via perché si è fatto troppo tardi. Ci sono il segretario cittadino del Pd Alessandro Coccolino, la consigliera dem Nicoletta Zuliani, il consigliere regionale Salvatore La Penna, l’ex presidente del Pd Maurizio Mansutti, l’ex deputato Federico Fauttilli, finanche l’ex segretario di Latina Bene Comune Pietro Gava. E un numerosi dem, simpatizzanti del Pd e soprattutto dell’ex leader Renzi.

Senza alcun contraddittorio, Renzi si trasforma mattatore di se stesso con un grande show. “Si ha la convinzione che l’Italia sia governata da Salvini. Ma quel è l’idea di Salvini? Salvini fa politica dal ’93, lo paghiamo da 26 anni, e in questi 26 anni ha cambiato idea su tutto”. E ancora: “Salvini è la Chiara Ferragni della politica, fa l’influencer, con rispetto parlando di Chiara Ferragni”. La Lega? “Gioca sulla paura”. E giù con la non politica sulla migrazione, su quel fenomeno complesso che “ha bisogno di un piano Marshall per l’Africa e della cooperazione delle nazioni”.

Ne ha anche per Di Maio, per lo scatafascio del Paese in mano ai Cinquestelle: incompetenti. “Ma vi sembra normale uno che si affaccia al balcone e grida dicendo si aver sconfitto la povertà?”, attacca Renzi. “E Alessandro Di Battista che fa? Convince Di Maio ad andare a Parigi a solidarizzare con i Gilet Gialli che vogliono distruggere l’Eliseo”.

Ma è quando si avvia alla conclusione che Renzi si commuove. Parla degli italiani all’estero da migranti, delle vittime di italiane della tragedia Marcinelle, di quell’Italia di Bartoli e Coppi dove non contava chi aveva dato la borraccia all’altro. “Il lusso per chi fa politica non è l’auto blu, ma la dimensione di umanità. E in Italia abbiamo bisogno di umanità, di solidarietà come quella di Bartali e Coppi. Non vi chiedo il voto, ma non lasciate che l’Italia resti in mano a questi (Di Mario e Salvini, ndr)”. Eccola l’altra strada di Renzi.

Il P.S. dell’ex presidente del Consiglio dei Ministri: “Io il referendum costituzionale lo rifarei mille altre volte”. Autografi, dediche e selfie, Renzi non si sottrae ai suoi fan.