Istituti alberghieri, studenti in mora e laboratori a rischio a Latina e Terracina

Anna Maria Masci
Anna Maria Masci

Il 50% non è in regola con le tasse governative e in pochi versano il contributo volontario. Capita all’istituto Filosi di Terracina dove la preside Anna Maria Masci non nasconde il problema e si mostra preoccupata nella gestione dei conti che se non tornano andranno a discapito degli studenti. “Il contributo volontario – spiega – è volontario ma funzionale alle esercitazioni fondamentali per la formazione dei ragazzi”.

Vincenzo Lifranchi
Vincenzo Lifranchi

Dello stesso avviso è il dirigente scolastico dell’istituto “San Francesco” di Latina che in una nota indirizzata ai genitori degli alunni scrive: “Le attività di laboratorio saranno portate avanti finché le quote di finanziamento non saranno esaurite. Da quel momento, si procederà alla trasmissione dei soli apprendimenti teorici. Ritengo che l’operatività, dopo molti anni di attesa – aggiunge il preside Vincenzo Lifranchi -, dei nuovi laboratori di esercitazione enogastronomica sia un’opportunità per la scuola di offrire una preparazione professionale concreta e competente ai ragazzi”. E in quest’ottica Lifranchi ricorda alle famiglie la possibilità di versare il contributo volontario il cui utilizzo sarà rendicontato al termine di ciascun esercizio.

Il Filosi di Terracina
Il Filosi di Terracina

In mora per la tassa governativa

La tassa governativa per l’iscrizione all’anno scolastico varia, a seconda del reddito Isee, da un minimo di 15 euro ad un massimo di 21 euro e poco più all’anno. “Eppure, la metà degli iscritti – lamenta la dirigente del Filosi di Terracina – ad oggi non sono in regola nonostante i solleciti”. Tra l’incudine e il martello i presidi della “nuova” scuola, costretti da un lato a puntare sul numero delle iscrizioni e dall’altro a convivere con il paradossale problema della regolarità dei pagamenti in carico alle famiglie. “Ci troviamo in un momento di crisi – afferma Masci – e capisco le difficoltà delle famiglie. Ma credetemi, non è questo il problema. Nella mia scuola i ragazzi provenienti  da famiglie economicamente disagiate sono in regola con le tasse”. Apre uno squarcio drammatico la preside del Filosi dove i ragazzi arrivano ben equipaggiati nell’abbigliamento e nei dispositivi elettronici di ultima generazione mentre i genitori sembrano non investire nella loro formazione. La situazione così rappresentata mostra un disagio sociale, un problema culturale, non indifferente e difficile da credere se non fosse per i dati  snocciolati dalla preside.

Le spese e la rateizzazione snobbata

“Complessivamente uno studente che frequenta il Filosi costa al budget familiare 210 euro all’anno – spiega Masci -: l’intera somma serve a coprire l’assicurazione infortuni, serve alla dotazione del libretto per le assenze, a sostenere le spese per i supporti di certificazione linguistica, per i viaggi istituzionali, per le divise e i libri in comodato, per il materiale di comunicazione e molto altro. Abbiamo sollecitato le famiglie al pagamento anche attraverso forme rateizzate. Ma niente. Non pagano neanche le tasse governative”. Lo faranno entro la fine dell’anno, si spera, dal momento che chi non è in regola non è scrutinabile.

Il San Benedetto di Latina
Il San Benedetto di Latina

Senza soldi si rischia di fare solo teoria

E poi la questione del contributo volontario. Una spina nel fianco degli istituti scolastici, soprattutto professionali come l’alberghiero: negli ultimi anni nella provincia di Latina sono in forte crescita in termini di iscrizioni ma rischiano di restare al palo nelle esercitazioni. “Ci tengo a precisare – afferma Masci – che di fronte alla carenza di risorse derivanti dai contributi volontari potrei scegliere, ad esempio, di mettere ai fornelli un solo ragazzo e ad assistere tutti gli altri. Ma mi dite a cosa servirebbe un’attività di laboratorio effettuata con queste modalità?”. Il preside del San Benedetto di Latina, dal canto suo, nella lettera indirizzata alla famiglie avverte: finiti i soldi, faremo solo teoria. Una mortificazione per gli istituti professionali che, nonostante la crisi, sfornano ragazzi che più degli altri riescono a trovare occupazione. “Mi è venuto a trovare un ex studente del Filosi – conferma Masci –, si è diplomato due anni fa, lavora in Svizzera e prende uno stipendio maggiore del mio. Molti di quelli che frequentano la mia scuola nei fine settimana sono impegnati nelle attività di stage e non per le quali sono remunerati”.

Nelle quinte il 90% dei genitori non ha versato il contributo “volontario”

Per capire fino in fondo la questione del contributo volontario riportiamo i dati del Filosi relativi alle sole classi quinte: sono 9 in tutto, con una media di 15 ragazzi a sezione; 135 in totale. Solo 13 hanno versato il contributo volontario, meno del 10%. La preside Masci invita i genitori dei ragazzi del Filosi a rivedere la questione.