Maxi truffa su fondi Ue: coinvolti anche imprenditori di Gaeta e Fondi

C’è anche la provincia di Latina tra le maglie della maxi truffa sui contributi dell’Unione Europea per l’agricoltura, un’indagine che coinvolge complessivamente 67 persone e 27 società, con un danno accertato per oltre 12 milioni e mezzo di euro. Tra gli indagati figurano un imprenditore 34enne di Gaeta, A.L.R., e due titolari di una società con sede a Fondi, ora agli arresti domiciliari.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura europea (EPPO) con sede a Napoli, è partita da accertamenti della Guardia di Finanza di Mondragone, che ha smascherato un sistema fraudolento radicato nella piana del Sele e ramificato anche nelle province di Caserta, Napoli e Latina. Al centro dello scandalo una rete di imprese agricole che, tra il 2018 e il 2022, avrebbe incassato illecitamente i fondi della Politica Agricola Comune (PAC) grazie a documentazione contraffatta.

Secondo le indagini, i soggetti coinvolti avrebbero falsificato certificazioni e dati contabili per far apparire le proprie società come idonee all’ottenimento degli aiuti europei. In particolare, le aziende risultavano formalmente riunite in una cosiddetta Organizzazione di Produttori (Op), struttura che dovrebbe avere specifici requisiti previsti dalla normativa comunitaria per accedere ai contributi. In realtà, gli investigatori hanno accertato che l’Op non svolgeva alcuna funzione nei confronti degli associati, ma serviva solo da schermo per le richieste di finanziamento.

Il gip del Tribunale di Salerno ha disposto 12 misure cautelari personali, di cui 8 eseguite nella provincia salernitana, considerata il fulcro dell’organizzazione. Contestualmente, sono stati sequestrati beni e denaro per 9,6 milioni di euro.

Nel frattempo, le difese degli indagati hanno annunciato ricorso al Tribunale del Riesame, mentre la Procura europea prosegue con accertamenti paralleli per verificare se i documenti falsificati siano stati predisposti con la complicità di consulenti o se questi ultimi siano stati a loro volta ingannati.

Una vicenda che getta ombre sul corretto utilizzo dei fondi comunitari destinati allo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, coinvolgendo anche realtà imprenditoriali locali e sollevando dubbi sulla tenuta dei controlli in fase di erogazione.