Minturno, sfratto ex Casa del bambino: protesta dei ragazzi e dei residenti

Casa del bambino

Si moltiplicano le iniziative, gli appelli, le proteste sempre pacate della comunità della chiesa Maria Santissima Immacolata di Minturno. Una vicenda, quella della ex “Casa del bambino” che ha lasciato basiti il parroco don Alessandro Corrente, e non solo.

Don Alessandro aveva nell’ottobre del 2019 le preoccupanti criticità edilizie che si riscontravano nella volta della struttura. Aveva spiegato che il primo piano è utilizzato come mero deposito di libri, tra l’altro prossimi al macero (non vi è possibilità di consultarli e soprattutto non esiste un elenco, cartaceo e/o telematico). Il parroco aveva sottolineato, in una lettera al Comune di Minturno, come la struttura, nata per altri scopi, “parrebbe non essere idonea a sostenere l’eccessivo carico di libri. Tale sovraccarico, a modesto parere dello scrivente, che come noto non è un tecnico specializzato, sta procurando, anche in virtù di una totale assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria, continue crepe superficiali dell’intonaco che, con le intemperie in corso, fanno penetrare, in modo incontrollato, acqua nelle mura creando macchie di umido e conseguente muffa che, come noto, distrugge la carta stampata”.

Per questo chiedeva con urgenza di verificare se il “carico” a cui è sottoposto la struttura muraria fosse adeguatamente ripartito e soprattutto se tale peso sia supportato dalla struttura. La risposta del Comune era stata, 3 mesi più tardi la chiusura dell’edificio, nonostante all’interno si svolga una buona parte delle attività della cittadina.

Si tratta di laboratori di cucina; di chitarra; di bonghi e strumenti musicali; di creativo; corsi di lingua italiana per i rifugiati; di Inglese, francese e spagnolo, aperti a tutti da 0 a 99 anni; corso di balli di gruppo e di coppia. Durante tutta la settimana la struttura (al piano terra) è utilizzata per il catechismo.

A tal proposito c’era già stata una nota dell’associazione Minturno Libera. Ora si raccolgono in giro appelli e sollecitazioni provenienti da gruppi spontanei che, proprio oggi, 26 gennaio, hanno attivato un gazebo per la raccolta delle firme tendenti a dissuadere il Comune dal perseguire sulla strada del forzato esodo. Le motivazioni fornite dal Comune parlano di segnalazione di potenziale rischio presenti nella staticità dell’edificio, ma considerando che l’ordinanza è del 13 gennaio scorso e il 31 l’immobile deve essere chiuso, non ci sarebbe il tempo neanche per cercare un’alternativa.