Nove indagati eccellenti per l’hotel Ganimede di Sperlonga: altra tegola per Cusani e Faiola

Il sostituto procuratore Giusppe Miliano, nel mirino insieme al Gip Mara Mattioli di recenti minacce di morte probabilmente riconducibili all’inchiesta Olimpia, ha contestato il reato di lottizzazione abusiva perpetrato con la realizzazione e i successivi interventi di ampliamento della struttura alberghiera Ganimede di Sperlonga. Si tratta di un complesso turistico gestito dalla società “Resort&hotels Sperlonga srl”, di proprietà del sindaco Armando Cusani e del vice sindaco facente funzione di sindaco Francescantonio Faiola, amministratore unico pro tempore della medesima società, ruolo poi rivestito da Antonio Pignataro.

Il decreto di sequestro, eseguito oggi dai carabinieri del Nucleo investigativo e della locale stazione, è stato notificato oltre a Cusani, Faiola e Pignataro anche ad Antonio Faiola e Massimo Pacini, rispettivamente responsabili dell’ufficio tecnico nel 2008 e 2014 e firmatari degli atti del Comune contestati, ai tecnici progettisti Luca Conte e Antonio Camerota, nonché ai funzionari della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici Francesco Paolo Zannella e Giorgio Palandri, autori dei pareri propedeutici alle autorizzazioni comunali, che risultano tutti indagati per i reati di cui all’articolo 30 (lottizzazione abusiva) del testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001).

Il sequestro richiesto dal pm Miliano, sulla base delle investigazioni svolte dai militari dell’Arma dei carabinieri, ha trovato piena condivisione da parte del Gip Giusppe Cario, già firmatario delle misure cautelari eseguite con l’operazione Tiberio che portò all’arresto di Cusani e Pacini, che il 29 maggio scorso ha emesso il decreto di sequestro dell’albergo Ganimede.

Il base alla ricostruzione degli inquirenti la struttura alberghiera, sita in via Ulisse, è stata realizzata con permesso a costruire rilasciato nel 2008 ed incrementata con l’autorizzazione paesaggistica in parola. Atti da ritenersi, secondo la Procura, “illegittimi ed illeciti in quanto autorizzanti una volumetria pari a 4.125 metri cubi rispetto a 2.494 metri cubi (volumetria attribuita al lotto), incremento determinato dall’omesso computo di superfici coperte e chiuse su tre lati, del corpo scala del corpo di fabbrica delle camere, delle superfici dei porticati, nonché di un ulteriore incremento di volumetria pari a 285 metri cubi”. Si tratterebbe quindi – in base alle investigazioini svolte con il supporto di una consulenza affidata all’architetto Micheloni – di un incremento complessivo di 1.631 metri cubi concorrenti progressivamente alla prosecuzione dell’attività lottizzatoria già commessa mediante l’adozione e l’approvazione del Programma integrato di intervento, approvato attraverso Accordi di programma nel 1999 e nel 2004, alla base del rilascio del permesso a costruire del 2008. Sulla base degli accertamenti svolti, infatti, il sostituto Miliano ha sostenuto – nella richiesta di sequestro – che il Programma integrato in questione debba ritenersi anch’esso illegittimo ed illecito per il contrasto con la normativa di riferimento che ha già prodotto nella zona il sequestro di terreni non ancora edificati.

Nel decreto di sequestro la vicenda viene ricostruita sulla base di “una volumetria iniziale già difforme rispetto al progetto assentito” (il progetto prevedeva una minore volumetria rispetto a quella del lotto, mentre sarebbe stata realizzata in notevole eccedenza rispetto al limite), di “un ulteriore incremento di volumetria nel 2014” (vetrate fisse e non amovibili come comunicato con Scia) e del “Programma integrato illegittimo” (fittizio l’interesse pubblico argomentato: la volumetria residenziale si ferma al 28% contro il 40% minimo per l’accesso alla procedura semplificata; mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione secondaria; mancata realizzazione degli spazi pubblici destinati alle attività collettive, spazi verdi e parcheggi relativi alle strutture ricettive). Complessivamente il Piano integrato avrebbe comportato un incremento del 99% della volumetria complessiva risultante dal progetto, rispetto alle previsioni di Prg per la stessa area di intervento. “L’illegittimità dei massicci interventi urbanistici effettuati a Sperlonga sulla base del Programma integrato – scrive il Gip Cario – è ampiamente già affermata in Giurisprudenza di legittimità che si è già pronunciata sul caso Sperlonga, confermando i sequestri già disposti da questo Tribunale”.

“Seppur ultimata, la struttura dell’hotel Ganimede compromette l’assetto urbanistico del territorio non previsto dal vigente Piano regolatore” e “il periculum in mora – sottolinea il Gip – ricorre certamente”, da qui l’ordine di sequestro dell’immobile stimato intorno ai tre milioni di euro.