Omicidi in carcere, il consulente dell’accusa: “Fratture non compatibili con impiccamento”

Il carcere di Frosinone (foto de "Il Messaggero")

Ha parlato per oltre 3 ore in aula il consulente dell’accusa, il medico legale Daniela Lucidi. Ha riportato le risultanze delle due autopsie sui corpi dei detenuti morti nel carcere di Frosinone, per cui siede sul banco degli imputati per duplice omicidio Daniele Cestra, di Sabaudia.

Il processo è in corso davanti la Corte d’Assise del tribunale di Frosinone, presieduta dal giudice Mancini. Il pubblico ministero, Vittorio Misiti, e gli avvocati della difesa, Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone, hanno posto moltissime domande al consulente che in aula ha mostrato anche le foto a colori dell’ultimo decesso, l’anziano Giuseppe Mari, di Sgurgola, piccolo centro della Ciociaria, compagno di cella di Cestra, trovato impiccato nel 2016. Dell’altra vittima, invece, Pietropaolo Bassi, ha mostrato un esame tac dal quale risulta un dislocamento del collo (che si era girato), non compatibile con l’impiccamento. Così come non sarebbero compatibili con questo medo di togliersi la vita le diverse fratture, anche della clavicola trovate sul corpo di Mari.

Un altro elemento che è stato riportato ieri in aula il fatto che Cestra, dopo la seconda morte in carcere, aveva diversi graffi ed ematomi che non avrebbe saputo giustificare.

Soltanto pochi minuti è durato invece l’esame del medico legale della difesa, Giuseppe Mancini, che ha ribadito che non ci sarebbe prove per la tesi dell’omicidio. Sentiti anche due agenti della polizia penitenziaria.

Cestra è accusato di aver strangolato all’interno del carcere di via Cerreto, a Frosinone, prima il 56enne pugliese, nel 2015 e poi Mari, di Frosinone. In seguito a questo secondo decesso la Procura iniziò ad indagare e Cestra – già condannato per l’omicidio della Anna Vastola, nel 2013, durante una rapina nella casa dell’81enne a San Felice Circeo – fu rinviato a giudizio anche per la morte dei 2 detenuti.