Pontinia, lavoratori Cuki in sciopero: durissima risposta dell’azienda

Nei giorni scorsi i lavoratori dell’azienda Cuki di Pontinia hanno proclamato lo sciopero ad oltranza da giovedì scorso. Lamentano condizioni e ritmi di lavoro molto pesanti, aggravati dal caldo estivo. Durissima la risposta dell’azienda che aveva anche già annunciato un cambiamento nella turnazione che comporterebbe stipendi più bassi.

“Lo Stabilimento Cuki Cofresco di Pontinia – spiega l’avvocato Roberto Quber che assiste la società – alla ribalta delle cronache di questi giorni per un singolare sciopero a oltranza, produce contenitori in plastica per alimenti.

In una situazione difficile in termini strutturali (la graduale messa al bando della plastica) e contingenti (il Covid ha determinato la chiusura di refezioni scolastiche e mense aziendali, consumatori di contenitori in plastica), sta riuscendo a superare la situazione senza cassa integrazione e senza riduzione di personale.

Merito di una strategia della quale il sindacato è da sempre informato: la società ha avviato, con l’Università di Roma Tre, un progetto di ricerca per articoli in materiali alternativi alla plastica grazie al quale ha cominciato a produrre e vendere; ha effettuato investimenti produttivi per automatizzare le macchine di produzione, diminuendo i carichi di lavoro e migliorando la qualità; ha assunto e poi trasformato contratti a termine in contratti a tempo indeterminato per fidelizzare i propri collaboratori.

La Società ha inoltre annunciato che dal 1 settembre passerà da una produzione a ciclo continuo a una a 15 turni settimanali, cioè tre turni al dì, di otto ore cadauno, dal lunedì al venerdì, senza cig e senza riduzioni occupazionali perché aumenterà la produttività dei singoli turni che avranno un maggior numero di addetti”.

I due delegati sindacali della Uiltec hanno proclamato lo sciopero per motivazioni non accettate dall’azienda: “I ritmi di lavoro sono nella media delle aziende del settore: le analisi organizzative di una società terza, specializzata in organizzazione e della stessa Cuki indicano che il lavoratore Cuki non è saturo per tutto il suo tempo di lavoro. Il caldo è fenomeno che capita tutte le estati ed in tutte le fabbriche italiane; l’azienda lo ha attutito installando impianti di raffrescamento.

E’, infine, vero che passando dal ciclo continuo a 15 turni settimanali la retribuzione diventa più bassa: non lo prevede l’Azienda, ma il Contratto collettivo nazionale del lavoro stipulato dalle organizzazioni sindacali, tra le quali la Uiltec.

Ed è una norma logica perché il lavoratore a ciclo continuo viene pagato più degli altri per il sacrificio di lavorare il sabato e la domenica; quando viene meno il sacrificio viene meno anche la retribuzione aggiuntiva”.

“Lavorare stanca – continuano dalla società – titolava Cesare Pavese e aveva ragione. Attenzione, però – dicono mettendo in guardia i lavoratori – perché scioperando ad oltranza in uno stabilimento che sta attraversando la crisi della plastica e del covid, si interrompe irreversibilmente un percorso virtuoso e si finisce con il guardare La luna e i Falò, come titolava un altro suo romanzo lo stesso Pavese: perché si perdono i clienti, non c’è più lavoro e non rimane che una dignitosa contemplazione del mondo che passa”.

La risposta dei dipendenti non tarderà ad arrivare. Il sindacato intanto si sta mobilitando presso tutte le istituzioni per sensibilizzare su una vicenda senz’altro complicata.