La Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Maria Grazia Di Silvio a quattro anni e otto mesi di reclusione, chiudendo il caso “Status Quo”. La donna è stata riconosciuta colpevole di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso nei confronti di un benzinaio, già vittima di precedenti ritorsioni attribuite ai figli Angelo e Salvatore Travali. La sentenza sottolinea come l’aggravante mafiosa sia configurabile anche in assenza di un’organizzazione formalmente riconosciuta, quando l’azione minacciosa richiama implicitamente l’uso di metodi mafiosi.
L’indagine, avviata dai Carabinieri, ha rivelato una rete di spaccio gestita dalla figlia Valentina Travali dalla casa popolare della madre, poi revocata. Le intercettazioni hanno documentato anche richieste estorsive da parte di Maria Grazia Di Silvio, confermando la sua consapevolezza e partecipazione alle attività illecite della famiglia. Nonostante la difesa abbia contestato l’attendibilità del benzinaio come testimone, la Cassazione ha ritenuto valida la valutazione dei giudici di grado inferiore, evidenziando la reticenza del teste.
Intanto, prosegue il processo “Reset” contro i figli Angelo e Salvatore Travali, accusati di guidare un’associazione finalizzata al traffico di droga e alle estorsioni, con l’aggravante del metodo mafioso, rafforzando l’attenzione su un contesto criminale radicato.









