Referendum, il No di Simeone: “È un taglio ai territori”

Il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone, esprime un No secco al taglio dei parlamentari e al referendum costituzionale.

“Il taglio dei parlamentari – spiega l’azzurro – è una ‘riduzione degli spazi di democrazia’. Voterò certamente No al referendum su una riforma costituzionale che non condivido. C’è un movimento politico, il M5S, in cerca di facili consensi che d’altronde ha teorizzato ‘il superamento’ della democrazia rappresentativa facendo del taglio dei parlamentari il proprio cavallo di battaglia. A mio avviso si tratta una posizione evidentemente demagogica, non essendoci un solo argomento razionale a sostegno della tesi che riducendo di oltre un terzo la rappresentanza dei territori e facendo del Parlamento italiano il meno rappresentativo d’Europa le Camere lavorerebbero meglio.

Oggi vi sono 16 parlamentari ogni milione di abitanti, con la riforma scenderemmo a 10 parlamentari ogni milione di abitanti. Diventeremmo uno dei paesi con il più basso numero di parlamentari in rapporto alla popolazione complessiva.

In sostanza il semplice taglio ridurrebbe solamente la rappresentanza dei territori in Parlamento. In termini di risparmio e di contenimento dei costi avrebbe avuto semmai maggior senso un’eventuale riduzione degli stipendi di deputati e senatori.

Il taglio con l’accetta è privo di senso. Sarebbe stato giustificato se fosse rientrato in uno schema di riforma istituzionale ben più articolata, che avrebbe magari potuto prevedere un presidenzialismo all’americana o un semi-presidenzialismo alla francese.

Un progetto di tale portata apporterebbe un cambiamento reale delle istituzioni nel nostro Paese, andando nella direzione delle più moderne democrazie occidentali.

Inoltre occorre dire che la cosiddetta riforma ‘grillina’ che amputa la rappresentanza democratica di cittadini e territori. Dal punto di vista della rappresentatività delle nostre istituzioni, la riforma apporta delle modifiche peggiorative per quanto riguarda la vicinanza tra Parlamento, territori e cittadini. Con la riduzione del numero dei parlamentari le candidature si concentreranno negli agglomerati elettorali maggiori, nelle grandi Città, nelle metropolitane. Interi territori di provincia, ovunque in Italia, non avranno candidature ed eletti”.