Stop alla riforma Orlando, anche i magistrati onorari di Latina contro il precariato della giustizia

I magistrati onorari pontini, circa una quarantina, si preparano alla mobilitazione organizzata per il 22 febbraio a Roma contro la Riforma della magistratura di pace ed onoraria approvata dal Governo, con parere favorevole dell’Associazione nazionale magistrati. Il sit-in è previsto in piazza Cavour, davanti alla sede della Cassazione, a partire dalle 14.30.

Parteciperà all’iniziativa Giorgia Meloni, candidata di Fratelli d’Italia nel collegio di Latina con l’ambizione di premier. “Voglio esprimere vicinanza ai magistrati onorari – ha dichiarato nei giorni scorsi il leder politico -, ancora una volta mortificati da questo Governo e dal ministro della Giustizia Orlando. La magistratura onoraria è protagonista di una percentuale altissima di processi che riguardano i reati che incidono sulla vita del cittadino: dai furti in abitazione alle truffe, dalle lesioni alle appropriazioni indebite. Senza i vice procuratori onorari e i magistrati onorari la Giustizia Italiana entrerebbe in una crisi irreversibile”.

Gli effetti della Riforma, per la quale l’Italia rischia una pesante sanzione pecuniaria da parte dell’Unione europea “per aver reiteratamente abusato del lavoro precario dei magistrati onorari”, riguardano 5.500 persone tra viceprocuratori, giudici onorari e giudici di pace: un esercito di precari, la metà di quelli di ruolo che al loro pari emettono sentenze in nome del Popolo italiano.

Della protesta in atto si è occupata “PresaDiretta”, la trasmissione d’inchiesta giornalistica di Raitre, che ha messo in evidenza come i magistrati onorari incaricati temporaneamente per tre anni, massimo sei, ormai una ventina di anni fa, ad oggi continuano a svolgere la loro funzione fortemente penalizzati dalla Riforma, con stipendi che in qualche caso non superano i 700 euro mensili. E’ previsto un compenso di 98 euro lordi a udienza, cioè a giornata in aula. E non se ne fanno in media più di tre la settimana.

“Incredibilmente il Governo continua a scaricare integralmente sui magistrati onorari i tagli della giustizia italiana – ha attaccato Meloni – Lo scellerato disegno del ministro Orlando è stato riaffermato sabato al convegno di Magistratura Indipendente a Torino con toni inaccettabili. Il Ministro, con una grammatica allusiva degna di altre figure, ha paventato una precarizzazione ulteriore della magistratura onoraria, colpevole di essersi rivolta alla giustizia europea e di avere ottenuto ragione rispetto alle richieste di stabilizzazione al Governo Italiano. L’ulteriore precarizzazione della magistratura onoraria è la ‘sinistra’ risposta del Ministro Orlando alla legittima richiesta di tutele previdenziali e assistenziali della magistratura onoraria. È moralmente inaccettabile e politicamente preoccupante che la ‘brutale vendetta’ colpisca proprio i magistrati onorari che sono la prima e fondamentale risposta alla paralisi della giustizia italiana, rappresentando l’unico interlocutore per i cittadini che chiedono giustizia per i reati di criminalità comune. Precarizzare ulteriormente la magistratura onoraria significa scherzare con il fuoco perché equivale ad abbandonare i cittadini e disattendere le loro legittime richieste di sicurezza e giustizia”.

“Stop alla riforma Orlando che precarizza il giudice di pace e la magistratura onoraria” è il titolo della petizione lanciata attraverso il portale change.org e che in poco tempo ha raccolto 7.500 firme (è il dato di questo pomeriggio). “Il Ministro Orlando – si legge – con parere favorevole dell’Anm ha varato una riforma che lede i diritti costituzionali non solo dei Giudici di Pace e dei Magistrati onorari, ma dell’Avvocatura e soprattutto dei cittadini tutti. Una riforma che, come concepita, eliminerà la dignità e l’autonomia dei giudice di pace e dei giudici onorari, facendola esercitare a non professionisti o comunque a dopolavoristi, un nuovo esercito di precari che dovrebbero fare, occasionalmente e senza una dignitosa retribuzione, il lavoro dei giudici professionali, relegandoli ad un ruolo ancillare e privo delle tutele minime che  la Costituzione garantisce a tutti i lavoratori quali la maternità, la malattia, la previdenza ed una dignitosa retribuzione… Noi vogliamo che il ministro Orlando, il Presidente della Repubblica, il Consiglio superiore della magistratura, i politici che hanno realmente a cuore l’efficienza della giustizia e i diritti dei cittadini, intervengano adesso, immediatamente, riscrivendo questa Riforma e contestualmente attuando la soluzione suggerita dal Consiglio di Stato (nel parere reso al Governo n. 854 del 7 aprile 2017) sulla falsariga della scelta che fu fatta con la L. 217/1974, stabilizzando i Giudici di Pace e i Magistrati onorari che svolgono questa attività, consentendogli di svolgere il proprio lavoro a tempo pieno, secondo i principi di autonomia e indipendenza propri dell’ufficio del giudice di pace, e delle funzioni giurisdizionali e requirenti svolte all’interno dei Tribunali e Procure, con una retribuzione proporzionata e adeguata al lavoro svolto, con i diritti che spettano a qualsiasi lavoratore, quali previdenza, assistenza, ferie retribuite, retribuzione in caso di collocamento a riposo per il raggiungimento dell’età pensionabile! Noi crediamo che, come previsto dalla Raccomandazione Europea agli stati membri, l’indipendenza dei Giudici sia elemento connaturale di uno Stato di diritto e sia essenziale per l’imparzialità del Giudice e per il corretto funzionamento del sistema giudiziario, poiché l’indipendenza  della Magistratura tutta ( anche dei Giudici di Pace e dei Magistrati Onorari) garantisce ad ogni persona il diritto ad un equo processo, e quindi non è un privilegio dei magistrati, ma una garanzia di rispetto dei diritti dell’uomo che permette ad ogni persona di avere fiducia nel sistema giudiziario”.

All’appuntamento di giovedì 22 febbraio i magistrati onorari pontini, giudici onorari di tribunale, vice procuratori onorari e giudici di pace saranno a Roma insieme ai loro colleghi per protestare contro la Riforma Orlando. Indosseranno le toghe, imbracceranno striscioni e cartelli contro l’ultima frontiera del precariato.