L’ Artigiano, ovvero la creatività dell’Homo Faber

Economia & società, rubrica del mercoledì

di Ivan Simeone

Direttore CLAAI Assimprese Lazio Sud

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Ivan Simeone

Ragionare sulle origini dell’artigianato, è cosa ardua, poiché quando si parla di Artigianato parliamo di manualità e di conoscenza in una sintesi di creatività e produttività. Il senso ultimo dell’artigianato si perde nella notte dei tempi. Il termine ha radice latina, “ars” e lo ritroviamo nella lingua francese “artisan” del XVI secolo.

Ma chi è l’artigiano? E’ colui che “sa fare”

In passato si identificava l’artigiano come colui che fa concretamente un qualche cosa di artistico o di utile. Artigiano come l’evoluzione naturale dell’homo faber, di colui che è capace di fare, di costruire. Nel passato non vi era distinzione di mestieri o di chi sa fare cosa. L’uomo costruiva per vivere e per commerciare. Quando parliamo di Artigianato ci accorgiamo che non è semplice trovare una documentazione soddisfacente e completa di questa figura e di ciò che rappresenta.

Vi sono testimonianze negli studi medievalistici, qualche saggio di carattere universitario ma manca una documentazione ordinata e puntuale. Difficilmente troviamo un Manuale organico dell’Artigianato, se non singoli focus su particolari esperienze locali. Questo probabilmente perché l’artigianato era visto (ed in parte lo è tutt’ora) come la Cenerentola del mondo imprenditoriale e produttivo, senza comprenderne la grande portata storica e valoriale, oltre che produttiva. Non dimentichiamoci mai che le grandi aziende, anche quelle multinazionali, hanno dietro di se una fitta rete di microimprese artigiane che le supportano tecnicamente, con ingegno e con prodotti specialistici.

A livello metodologico, possiamo idealmente suddividere il “mondo artigiano” in alcuni periodi i cui contorni sono spesso grigi ed offuscati: Le Origini, il periodo del Medioevo, il Rinascimento fio ad arrivare alla Rivoluzione Industriale, per poi aprire un focus sul periodo moderno, fino alla “provocazione” della attuale trasformazione digitale.

Nella prima fase delle origini, il binomio artigiano-artista era un unicum. L’uomo “faceva” per sopravvivere, per lavorare e per esprimere anche un senso religioso; le prime forme artistiche. Poi con il periodo del Medioevo vediamo che il lavoro si va a specializzare. E’ il periodo della grandi Cattedrali, dei Monasteri con tutto ciò che li circonda, è il periodo delle scuole ed il tramandare esperienze, con la nascita e la diffusione delle corporazioni delle arti e dei mestieri.

Storicamente, anche grazie alla documentazione, la figura dell’artigiano e dell’artigianato in se si va a consolidare nel periodo Medioevale. Prima dell’età di mezzo, troviamo cenni anche nei libri sacri, che ci hanno tramandato la storicità di un intero periodo della nostra storia.

Uno dei più famosi “artigiani” è stato San Giuseppe, citato nelle sacre scritture più volte come il fabbro, il falegname, colui che costruisce…colui che “fa” con rettitudine, operosità e meticolosità. L’artigiano, nella storia, ha assunto diverse denominazioni: homo faber, maestro d’arte, imprenditore di se stesso; tutti sinonimi di una stessa figura che ha, di fatto, tramandato cultura e arte italiana, fino a giungere ai nostri tempi, dove l’artigiano è il baluardo del «made in Italy».

Il concetto di artigianato affonda le sue radici nell’antica Mesopotamia, passando per il mondo greco e l’antica Roma e arrivando fino al Medioevo. Se pensiamo alle piramidi d’Egitto, alle opere dell’antica civiltà romana, fino ad arrivare alle maestose cattedrali gotiche, vediamo che queste furono costruite da grandi artigiani dell’epoca; figure che andavano a intersecarsi tra attività manuale e progettazione.

La figura dell’artigianato era fondamentale per la vita di tutti i giorni e, anno dopo anno, secolo dopo secolo, si specializzò sempre di più. Se prima, infatti, si avevano figure di artigiani in senso lato (erano allo stesso tempo falegnami, carpentieri, ferrai…), successivamente cominciarono a specializzarsi.

Il medioevo ha segnato uno spartiacque cominciando a “professionalizzare” l’attività artigiana. Le “Corporazioni delle arti e dei mestieri” furono un supporto organizzativo, mutualistico e strumento di passaggio della conoscenza essenziale per il “saper fare”. Le antiche “Logge” o “Gilde” diedero un grande impulso organizzativo e di penetrazione nella vita sociale delle Città. L’ Artigiano era una figura essenziale per la costruzione di ponti, edifici e strade. Un insieme di attività manuale che andava a coniugarsi con la progettazione e l’abbellimento artistico. Era l’epoca dei Comuni, fino al XIX secolo. L’ Artigiano tra il X e il XII secolo è stato un protagonista della ricostruzione della vita urbana, delle Città tra ponti e le Cattedrali che ancora oggi ammiriamo.

Era questa l’epoca in cui le Corporazioni delle arti e dei mestieri “entravano” nella vita politica della Città, del Comune. Le Corporazioni erano i luoghi dove si tramandava il sapere e si scambiavano lavori. La “loggia” era la struttura fisica posta vicino al cantiere di lavoro, dove venivano riposti gli strumenti da lavoro e dove ci si incontrava per progettare. Squadra e compasso erano gli strumenti tipici del mondo artigiano.

Possiamo dire che le Associazioni di Categoria di oggi, non sono altro che l’evoluzione delle Corporazioni medioevali. Anche “fisicamente”, nelle Città le Corporazioni si diversificavano nelle varie strade e/o quartieri/contrade e nascono veri e propri “mestieri” artigiani, quali i cavapietre incaricati di segare, tagliare e preparare i blocchi di marmo, i terrazzieri professionisti; i muratori specializzati che lavoravano sotto la direzione del capomastro; i carpentieri; i fabbricanti di tegole; i fabbri, i scalpellini, i lattonieri, i tessitori, gli orafi…

Nacque una vera e propria “gerarchia” dove all’apice vi era il “Maestro” artigiano e il Capomastro. Fu in quel periodo che nacque l’apprendistato che ancora oggi è un mezzo di inserimento lavorativo essenziale. Anche sul lato della giustizia, esistevano dei veri tribunali interni che dovevano giudicare aspetti interni alle singole Corporazioni.

E’ altresì interessante evidenziare come l’artigianato abbia avuto una propria genesi nel territorio dell’area Bizantina come nell’antico Islam. Proprio nei territori islamici, particolarmente dediti al commercio, il lavoro artigiano non era molto considerato.

Il muḥtarif, l’artigiano, apparteneva a quell’indistinto ahl al-ḥirfa, gente delle professioni”

Nel mondo islamico vediamo come il concetto di artigiano / artigianato era legato ad un senso altamente religioso. “Le attività artigianali – come espresso dalla Treccani – erano legate a credenze religiose già da epoche remote, con una tendenza particolare a diverse forme di venerazione agiografica, presenti sia nell’apparato dottrinario musulmano sia nell’épos iranico sia anche in sopravvivenze veterotestamentarie. Adamo, per es., diventa il capostipite dei tessitori e Dio privilegia tra i suoi figli Set, insegnandogli la tessitura e l’arte della tintura dei tessuti. Anche Gesù e Maria vengono associati ai tessitori, così come Abramo e Abū Bakr, mercante, quest’ultimo, di stoffe. Davide è il patrono degli armaioli e dei fabbri, fatto legittimato dallo stesso Corano (XXI, 80; XXXIV, 10-11); agli armaioli è associato anche Ismaele; Noè e Zaccaria sono patroni dei carpentieri; Idrīs (Enoch) dei sarti. Il patrono per eccellenza degli artigiani, soprattutto nelle aree orientali, è Salmān-i Fārsī, compagno del Profeta, spesso considerato il fondatore del sufismo….”

Si arriva quindi al periodo rinascimentale, ed è proprio qui che comincia a crearsi una leggera, sottile dicotomia tra arte ed artigianato, tra artista ed artigiano.