Latina, maxi risarcimento per omicidio colposo da cancro al fegato. Il caso di sangue infetto esportato all’estero

Poco meno di 2 milioni di euro andranno agli eredi di una donna italiana deceduta in Canada per un cancro al fegato conseguente ad una cirrosi epatica da epatite C post-trasfusionale. Ad intentare la causa contro il Ministero della Salute ai fini del risarcimento così ottenuto era stato nel 2014 il figlio, residente a Latina, per tramite dell’avvocato Renato Mattarelli. Sua madre quando è morta aveva 73 anni, più della metà vissuti in America dove si era trasferita con il marito e figli per tentare una vita migliore che a Montreal era riuscita a trovare. Dopo anni di sacrifici con il marito aveva sistemato anche la vita dei sei figli di cui uno solo era tornato in Italia. Si tratta appunto del promotore di questa causa vinta, che vive a Latina.

Il sogno americano dei suoi genitori si era infranto con la pesantissima eredità del passato vissuto in Italia all’inizio degli anni Ottanta quando in un ospedale del Molise a sua madre le vennero trasfuse alcune sacche di sangue infette dal virus dell’epatite C rimasta asintomatica fino al 2007 quando era oramai progredita in cirrosi epatica e subito dopo nel tumore al fegato che l’aveva uccisa l’anno dopo.

Il figlio di Latina ha iniziato la sua battaglia legale con l’avvocato Mattarelli che nel 2014 ha fatto causa al Ministero della Salute. Causa terminata con la sentenza del Tribunale di Roma appena notificata al legale della famiglia italo-canadese domiciliata a Latina e a cui è stato riconosciuto un risarcimento complessivo di poco meno di 2 milioni di euro.

“La sentenza ha degli aspetti di novità – afferma l’avvocato Mattarelli – poiché ‘esporta all’estero’ il dramma dello ‘Scandalo del sangue infetto’ italiano a quanti sono emigrati all’estero per trovare fortuna ma inseguiti dalla malasanità emotrasfusionale di Stato nel periodo ricompreso dal dopoguerra fino a metà degli anni ’90, quando come, è oramai noto alla storia scientifica, il sangue non era controllato nel momento della raccolta dai donatori”.