Si chiude il cerchio sull’inchiesta giudiziaria che ha scoperchiato lo scandalo delle patenti truccate a Latina. La Procura ha terminato gli accertamenti e notificato l’avviso di conclusione delle indagini a otto persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere e di aver agevolato, dietro compenso, il superamento fraudolento degli esami di guida. Al centro del caso, avviato nel 2023, c’è un presunto sistema organizzato per alterare gli esiti delle prove teoriche, attraverso microtelecamere e dispositivi di trasmissione che permettevano ai candidati di ricevere in tempo reale le risposte corrette. In alcuni casi, i candidati avrebbero pagato somme comprese tra 3.000 e 3.500 euro per ottenere la patente senza sostenere effettivamente l’esame.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’organizzazione avrebbe operato tra gennaio e giugno 2023, coinvolgendo personale della Motorizzazione civile di Latina e gestori di autoscuole, con il supporto di complici in Campania che fornivano l’apparecchiatura elettronica necessaria. Il kit veniva indossato dai candidati, molti dei quali di origine indiana durante la prova, consentendo la comunicazione a distanza con chi suggeriva le risposte. Tra gli indagati figurano Claudio Caiani e Giovanni Chiariello, titolari di autoscuole, Antonio Villani, dipendente della Motorizzazione, e Adrian Dinu, addetto alla vigilanza che avrebbe agevolato l’ingresso in aula dei candidati segnalati. Coinvolti anche Carmine Omaggio e Salvatore Amore, imprenditori campani che avrebbero fornito la tecnologia utilizzata per la truffa.
Le prime misure restrittive erano scattate nel gennaio 2025 su disposizione del giudice Barbara Cortegiano, ma successivamente il Tribunale del Riesame aveva ridimensionato alcune imputazioni, ritenendo inutilizzabili alcune intercettazioni e derubricando parte dei reati a violazione della legge del 1925 contro la copia agli esami pubblici. Nonostante ciò, la Procura ha confermato l’impianto accusatorio principale, sostenendo che il gruppo avesse dato vita a una vera e propria rete stabile finalizzata alla falsificazione sistematica delle prove d’esame. Gli indagati, attualmente in libertà, potranno ora scegliere se presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati prima che il pubblico ministero decida sull’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Le indagini sono state condotte dalla Polizia giudiziaria della Procura di Latina con la collaborazione della Polizia Stradale, e hanno portato alla luce anche un tariffario per superare gli esami, che variava da 500 a 3.500 euro a seconda del livello di “aiuto” richiesto.









