La casa viola. Dodicesimo capitolo

Buon venerdì miei cari lettori.

E’ da troppo tempo che ho smesso di pubblicare il seguito del mio racconto a puntate.

Ma eccomi finalmente ( o purtroppo , chi lo sa ☺) tornata con il dodicesimo capitolo .

Come al solito vi lascio i link ai capitoli precedenti per riprendere il filo o per iniziare a leggerli qualora fosse la prima volta che vi imbattete nel mio blog.

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO 

CAPITOLO SESTO 

CAPITOLO SETTIMO

CAPITOLO OTTAVO

CAPITOLO NONO

CAPITOLO DECIMO

CAPITOLO UNDICESIMO

Non mi resta che augurarvi buona lettura e buon fine settimana.

Capitolo 12

L’acqua calda non era riuscita ad alleviare l’inquietudine .

Avvolta nell’asciugamano si lasciò cadere sul letto e rimase a fissare il soffitto per qualche minuto: avrebbe voluto avere il tempo di rilassarsi  e lasciar correre i pensieri.

Ma così non era.

Si alzò, asciugò in fretta i capelli e si vestì.

Pronta a scendere per iniziare la sua giornata di lavoro , esitò qualche istante in cima alla scala . Quindi si voltò e salì al piano superiore.

Restò immobile , davanti alla porta dello studio di Marco qualche secondo.Poi prese la chiave , che da giorni teneva sempre con sé, in attesa di trovare il coraggio di aprire e varcare la soglia di quella stanza dove (ne era sicura) avrebbe trovato parte delle risposte di cui aveva un disperato bisogno.

Aprì l’armadio in cerca della giacca blu ma, soprattutto, in cerca del biglietto di cui Marco aveva parlato nel taccuino.

Trovarlo le provocò sconcerto ma dentro di sé  aveva sempre saputo che quella ricerca sarebbe stata fruttuosa.

Rimase alcuni istanti sul letto , con il biglietto tra le mani finché si decise a leggerne il contenuto.

Riconobbe subito la calligrafia disordinata di Marco.

Sei stata la luce della mia vita! L’unico vero amore. Ma ora devi seguire la tua strada ed il tuo cuore. Non guardarti indietro , mai! Cerca anche tu la tua luce: voglio ricordarti ,sempre, con il sorriso che mi ha conquistato e saperti felice! Forse sarò solo un vecchio romantico…ma sono certo che tu ed Alessandro potrete avere ancora una possibilità.

Spero tu possa perdonare la teatralità di questo mio ultimo pensiero per te: la fantasia e l’immaginazione sono sempre state le mie uniche risorse. Lo sai, così come sai che ti ho amato con tutte le mie forze e non smetterò mai di farlo.

Tu però hai ancora tanta strada da percorrere e io non potrò più condividerla con te. Sei libera e soprattutto sei viva! Promettimi che non vivrai di soli ricordi. La vita ha bisogno di novità , di scoperte e di emozioni continue….

Grazie per tutti gli anni meravigliosi che mi hai regalato…

Non avrei potuto immaginare vita più intensa …

Qui la lettera si interrompeva : la grafia insicura rivelava tutta la sofferenza che Marco doveva aver provato nello scrivere quelle parole. Le parole d’amore più belle che mai nessuno le aveva detto.

 

Tutta la tensione, la malinconia e il dolore di quell’ultimo anno si sciolsero in un pianto liberatorio.

***

Dalla finestra della sua stanza Fabrizio vide Claudia seduta sul dondolo .

Se ne stava lì già da diverso tempo , stringendosi nello scialle e con lo sguardo perso nel buio . Il lago era un’indefinita massa scura , immobile, appena rischiarata dalla luna.

Sentì i passi sui ciottoli del viale e si voltò di scatto.

“Scusa …non volevo spaventarti” Disse Fabrizio avvicinandosi e raggiungendola sotto il patio.

Gli sorrise e gli fece cenno di accomodarsi sul dondolo con lei, lasciandogli spazio.

“Fa freddino stasera…”

“Già…” rispose l’uomo sorridendo “Per questo sono venuto in tuo soccorso”

Solo allora Claudia si accorse che Fabrizio aveva tra le mani un plaid e una bottiglia con un paio di bicchieri.

“Hai avuto un’ottima idea! Ci vuole proprio qualcosa di forte” Disse lei prendendo uno dei bicchieri e aspettando che lui lo riempisse.

Iniziò a sorseggiare il liquore che le arrivò allo stomaco come un pugno : non aveva mangiato granché quella sera. Ma apprezzò il calore che subito le trasmise.

Fabrizio si sedette coprendola con il plaid.

“cosa c’è che non va ?” chiese poi , senza troppi giri di parole

Li legava un ‘amicizia discreta ma di lunga data, tanto da permettergli di capirla al prima sguardo.

Claudia non rimase sorpresa dalla sua domanda così diretta.

Anzi, fu come se avesse sperato che lui gliela porgesse.

Si lasciò andare , raccontando tutto quello che le era accaduto in quegli ultimi giorni . Travolgendolo con le sue emozioni .

Parlò, e bevve . Bevve e parlò finché non ebbe più parole né la forza per pronunciarle.

Fabrizio rimase ad ascoltarla in silenzio. Lasciò che buttasse fuori tutto quello che la faceva star male . Attese che la tempesta si placasse e solo allora le offrì un abbraccio . Un porto nel quale trovare momentaneo rifugio .

A Claudia ora girava forte la testa e sentiva la nausea salire .

Si alzò di scatto facendo cadere a terra il plaid e scusandosi si allontanò barcollando .

L’uomo tentò invano di trattenerla.  Si allontanò e scomparve dentro il casale in un attimo.

Fabrizio restò da solo nel buio e tornò a sedersi sul dondolo , versandosi l’ultimo goccio di liquore.

Claudia non riuscì neppure a raggiungere la sua stanza . Si gettò direttamente in uno dei bagni al piano terra e vomitò tutta quella pesante giornata.

***

La  mattina successiva si svegliò tardi e con un prevedibile  forte mal di testa : fortunatamente prima di andare a dormire era riuscita a lasciare un biglietto ad Anna con il quale si scusava e le chiedeva di occuparsi lei di tutto per l’indomani con la promessa che le avrebbe poi spiegato ogni cosa.

Indugiò sotto le coperte ,l’aria sfatta e gli occhi arrossati.

Dalla persiane filtrava una luce tenue, segno che non doveva essere una giornata di sole.

Finalmente decise di alzarsi per buttarsi direttamente sotto la doccia.

Mentre l’acqua calda le scorreva addosso  realizzò che ora sapeva cosa fare con Alessandro.

Ancora avvolta nell’asciugamano con i capelli bagnati che gocciolavano sul telefonino gli inviò un messaggio anticipando l’appuntamento della sera a pranzo: non voleva aspettare ancora e perdere quel poco di coraggio che sentiva di aver ritrovato.

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