Terme Fogliano, concordato al palo. Curatela non aspetta più: via all’asta

Vladimiro Macera e Maria Cristina Ciampi della curatela fallimentare della società Terme di Fogliano spa

All’asta fallimentare, a settembre/ottobre, i beni della società Terme di Fogliano. Lo ha affermato oggi il curatore fallimentare Maria Cristina Ciampi in commissione congiunta Governo del Territorio-Bilancio del Comune di Latina. La seduta con audizione della dottoressa Ciampi era stata convocata su richiesta dei consiglieri di opposizione, ma è stato subito scontro tra la curatela e l’amministrazione comunale, rappresentata in aula dagli assessori Gianmarco Proietti, Giulia Caprì, e Francesco Castaldo, rispettivamente con delega al Bilancio, alle Partecipate e all’Urbanistica.

Quali sono i beni della fallita società? Sono 72 ettari di terreno con annesse baracchette, nella fascia retrostante il lungomare di Latina, con possibilità edificatoria a nord del canale Mastropietro legata all’effettiva realizzazione delle terme, per un valore secondo la curatela pari a 6,9 milioni di euro.

Di chi è la società Terme di Fogliano spa? All’85% del Comune di Latina e al 15% della provincia di Latina. Perché è stata dichiarata fallita? Perché non ha pagato la società Condotte, che avrebbe dovuto effettuare i lavori per l’estrazione delle acque curative. Sette milioni e mezzo il credito che Condotte non è riuscita ad incassare, confluendo così in un altro fallimento.

A novembre 2018 il giudice fallimentare Linda Vaccarella si è fatta promotrice di un concordato fallimentare finalizzato ad una maggiore valorizzazione del bene, attraverso “accorgimenti” di natura urbanistica, per rendere più appetibile il bene. Il giudice avrebbe autorizzato la curatela a proporre al Comune, in quella sede favorevole, un protocollo nel quale definire il tutto.

Cosa ha contestato oggi l’amministrazione comunale alla curatela? Praticamente tutto. Intanto la stima dell’immobile, meno di sette milioni di euro, contro quella del professor Bernardino Quattrociocchi, passata da 35 milioni di euro a 16 milioni euro. Perché questa disparità? La dottoressa Ciampi e l’ingegnere Vladimiro Macera, tecnico della curatela, hanno spiegato che la perizia del professor Quattrociocchi aveva una finalità diversa, di natura commerciale, e che non teneva contro dei terreni agricoli all’interno della proprietà che invece erano stati calcolati come terreni edilizi… Tanto è bastato per accendere la miccia. L’assessore Proietti a più riprese ha contestato la versione di parte della curatela, affermando che il Comune non può non tener conto delle altre stime e che proprio per questa ragione ha promosso ricorso in Corte d’appello. Dopo tre rinvii, per difetto di notifiche, l’udienza è fissata al prossimo 28 novembre. “Ma prima ci sarà l’asta”, ha replicato la dottoressa Ciampi, affermando di aver aspettato già abbastanza.

Come è andata a finire la vicenda del concordato fallimentare finalizzata ad una migliore valorizzazione del bene della società fallita? E su questo punto è successo di tutto. L’assessore Caprì ha detto che sono stati fatti due incontri con i tecnici del Comune per valutare la proposta di concordato, a febbraio e marzo 2019, ma che poi il lavoro si è fermato perché mancava il dirigente all’urbanistica. “Ma c’è un dirigente ad interim”, ha subito obiettato il consigliere Alessandro Calvi. “No, l’assenza del dirigente non c’entra. Ha ragione Calvi, c’è un dirigente ad interim. Il lavoro si è bloccato perché siamo in attesa dell’udienza in Corte d’appello”, questa in sostanza la versione dell’assessore Proietti che ha insistito sulla diversità delle perizie e sul presunto conflitto d’interesse della dottoressa Ciampi, titolare della stima di 6,9 milioni e curatrice fallimentare.

Presenti alla seduta della commissione congiunta, indetta dai presidenti Celina Mattei ed Ernesto Coletta, anche il dirigente Giuseppe Manzi e il funzionario Diego Vicaro. Manzi ha detto che portare la società in bonis con intervento del Comune, come in parte suggerito dalla curatela, evitando così la svendita del patrimonio, è un passaggio soggetto alla verifica della Corte dei Conti alla quale si dovrà spiegare quale sia l’effettivo vantaggio. Il dottor Vicaro si è invece soffermato sui conti: circa 10 milioni di debiti della società; il Comune è il principale creditore privilegiato con 2.187.000 di euro; la società Condotte è creditore chirografario per 7.516.000 di euro; il resto sono le spese del fallimento. Insomma, come a dire che se anche il Comune rinunciasse al suo credito verso la società Terme di Fogliano non basterebbe a salvare il terreno.

Un terreno che sulla carta resterebbe inutilizzabile da chicchessia, per il vincolo legato all’esercizio delle terme. Senza le terme no edilizia. Ma l’assessore Castaldo ha detto che il Comune può sempre decidere di fare una variante e che comunque, a suo dire, la previsione urbanistica prevede uno sviluppo turistico ricettivo.

Determinata la curatrice fallimentare che ha affermato che, senza un intervento del Comune, i terreni della società saranno messi all’asta già a partire dal settembre/ottobre con il rischio che la stessa, a 6,9 milioni di euro, vada deserta, poiché da un punto di vista urbanistico l’area resta sprovvista di un piano attuativo, e che pertanto ai successivi esperimenti il prezzo sarà destinato a scendere ulteriormente. Chi comprerà lo farà a due soldi. E oggi l’assessore Castaldo ha detto si può sempre fare una variante.

La sensazione è che questa matassa stia sfuggendo di mano all’amministrazione comunale non mostrando capacità di governo dei processi. La società è stata dichiarata fallita nel 2017 e ancora non è ben chiaro come intenda evitare la svendita delle terme, dimenticando che in attesa della Corte d’appello il coltello dalla parte del manico lo impugna la curatela.

Indefinita è rimasta anche la questione dell’esproprio per il completamento di via Massaro. Il Comune ha espropriato una parte del terreno della sua società fallita. Un altro passo per affossare definitivamente le terme?

In commissione il consigliere Olivier Tassi, tra i richiedenti la commissione congiunta, ha ricordato che l’amministrazione non ha inserito le terme nel Dup, bocciando la sua proposta, e si è detto favorevole all’idea di concordato fallimentare, ma la maggioranza non si è espressa vista la determinazione degli assessori. Calvi ha suggerito un aggiornamento dei lavori consiliari per fornire un indirizzo all’amministrazione. Nicoletta Zuliani, nel corso del suo intervento, ha definito inaccettabile che di tutto ciò, compreso la proposta del giudice fallimentare, il sindaco e la sua giunta non abbiano mai informato il Consiglio comunale.

Intanto la concessione mineraria, di cui è titolare il Comune di Latina, scadrà nel 2023. Poi tornerà alla Regione Lazio che dovrà rimetterla a bando. Se nel frattempo le terme di Latina saranno state aggiudicate, a un prezzo stracciato come paventato oggi dalla curatela, il nuovo proprietario probabilmente punterà anche a questo.