Il segretario provinciale del Pri Valerio Golfieri, candidato alla carica di consigliere comunale nello schieramento per Gianluca Corradini sindaco di Terracina, è intervenuto oggi sull’Azienda speciale, gestore dei servizi sociali in città, di cui è stato in passato presidente del consiglio di amministrazione. In linea con quanto dichiarato da Corradini in una nostra intervista, Golfieri si è detto convinto che “l’Azienda Speciale debba essere supportata in modo ancora più forte e deciso dall’Amministrazione Comunale futura, la quale dovrà prendersi la responsabilità di darle degli indirizzi chiari e precisi in ordine alle attività da svolgere per poter affrontare al meglio le diverse problematiche riguardanti l’ambito sociale, pensando anche ad un significativo aumento dei fondi ad essa destinati”.
Di Tommaso cambia idea
Per affermare ciò, Golfieri è partito da “lontano”, ovvero dalle recenti dichiarazioni di altri esponenti politici sull’argomento. Il primo ad essere posto al centro del mirino è stato Alessandro Di Tommaso, che a suo dire sarebbe entrato in contraddizione rispetto a quanto sostenuto in passato. “Il candidato sindaco del PD, Di Tommaso – ha detto Golfieri -, dopo che per anni, insieme al suo partito, ha detto peste e corna dell’Azienda sostenendo, sia in Consiglio comunale che fuori di esso, la necessità di chiuderla ed imputando alla stessa ogni sorta di atti e misfatti negativi, ha scoperto ora che l’Azienda ha un ruolo importante e che deve essere tutelata e valorizzata”. Un attacco frontale, ma subito messo da parte prima di colpire un’altra sponda: “A Di Tommaso gli diamo il benvenuto tra noi, quelli che all’Azienda hanno sempre creduto e che hanno fatto, e faranno, di tutto per tutelarla e valorizzarla. Meglio tardi che mai”, archivia così l’ex presidente dell’Azienda speciale il discorso su Di Tommaso.
E Coccia plaude a Cetrone
A Golfieri è apparso più “interessante” smontare la posizione di Gina Cetrone, anche lei candidata sindaco con la lista “SìCambia”, che nel sostenere la necessità di dover chiudere l’Azienda speciale in quanto fabbrica di sprechi ha ricevuto il plauso dell’ex consigliere comunale del Pd Vincenzo Coccia. “Ma si parleranno ancora all’interno di quel partito?”, ha ironizzato Golfieri, in considerazione della posizione nettamente diversa già espressa da Di Tommaso, prima di sciogliere nell’”acido” la tesi di Cetrone. Vediamo.
Quella strana idea
“La signora Cetrone – ricostruisce il repubblicano – sostiene che sarebbe sufficiente chiudere l’Azienda, riprendendo la gestione dei Servizi sociali sotto la diretta gestione del Comune, per recuperare 276.000 euro, derivanti dai risparmi di sprechi che si troverebbero nel bilancio dell’Azienda, sprechi riconducibili a sua detta e a detta dei suoi occasionali compagni di viaggio, ad una sola voce del bilancio dell’azienda, quella riguardante i costi dei servizi generali amministrativi. Basterebbe poi investire questi soldi sui servizi sociali per dare alla cittadinanza dei servizi migliori e più efficienti. Devo dire la verità, non immaginavo che si potessero infilare una serie di errori uno dietro l’altro in questo modo”.
Parlano per sentito dire
Secondo Golfieri “è evidente che Coccia e Cetrone hanno letto male il bilancio dell’Azienda e che, non conoscendone né il funzionamento né l’organizzazione parlano ‘per sentito dire’”. L’ex presidente del cda a questo punto ha spiegato che “il costo del personale è ripartito nei diversi centri”. “In questa voce – ha sottolineato il segretario del Pri – ci sono gli stipendi delle persone che lavorano all’interno di quello specifico settore dell’Azienda. Per capirci, sono quelle persone alle quali si rivolgono i cittadini quando si recano presso gli uffici di Via Leopardi e che li seguono nelle diverse pratiche delle quali hanno bisogno; dall’iscrizione dei bimbi all’asilo nido a quella degli utenti del Centro diurno, al bonus relativo all’energia elettrica al rilascio di informazioni per le residenze sanitarie per gli anziani. Sono quelle persone che sono addette ai rapporti amministrativi e contabili con la regione e con il piano di zona”.
Il Comune non può assumere tutti i dipendenti dell’Azienda speciale
Per Golfieri non funziona neanche l’ipotesi sostenuta da Cetrone sulla convenienza di gestire in proprio da parte del Comune i servizi sociali: “Se la loro idea (continua a tirare in ballo anche Coccia che ha sostenuto la Cetrone attraverso un post pubblicato su Facebook) dovesse malauguratamente concretizzarsi, potremmo discutere solo di due possibili opzioni”. “La prima – ha spiegato l’ex presidente – prevede da parte del Comune l’assunzione in pianta stabile tutti i dipendenti attualmente in servizio presso l’Azienda. Parliamo del personale in servizio presso gli Asili nido, per gli addetti ai servizi amministrativi ( non penseranno mica Coccia e la Cetrone che tali servizi vengano cassati solo perché si scioglie l’Azienda e che non si dovranno più portare avanti ), oltre agli operatori del centro Diurno, della domus Carminia ed a quelli impiegati nell’assistenza scolastica specialistica. Dovrebbero sapere sia Coccia che la Cetrone che questa soluzione è impraticabile: nessun Ministero autorizzerebbe un programma di assunzioni di tale portata vista la situazione finanziaria del Comune, ma attenzione, questa operazione sarebbe impossibile anche se il Comune non fosse in dissesto dal momento che la normativa vigente prevede regole ferree per non violare il patto di stabilità imposto dall’Unione Europea”.
Affidamento a terzi dei servizi, un controsenso
La seconda opzione consisterebbe secondo Golfieri nell’affidamento dei servizi all’esterno che “contraddice il ritorno alla gestione diretta dei servizi sociali poiché appunto sarebbero gestiti da terzi” con l’aggravante per il Comune di perdere il potere di indirizzo e controllo che oggi esercita sull’Azienda speciale.
L’illusione di un falso risparmio
A questo punto Golfieri si è soffermato sul rebus del “presunto risparmio” ipotizzato da Cetrone e Coccia: “Bisognerebbe fare tante gare d’appalto quanti sono i servizi erogati, e già questo comporterebbe un aggravio delle spese sostenute dal Comune. Infatti gli stessi servizi verrebbero automaticamente a costare di più solo per il fatto che dovrebbero essere affidati a soggetti diversi”.
La soluzione: potenziare l’Azienda speciale
“E’ evidente – ha concluso Golfieri – che la proposta di chiudere l’Azienda è solo una ideologica non avendo alcun fondamento di tipo economico. Ritengo anzi che qualsiasi amministratore si arrischiasse a percorrere una strada del genere avrebbe seri problemi a giustificare, di fronte alla Corte dei Conti, l’inevitabile danno erariale. Resto fermamente convinto, invece, che l’Azienda Speciale debba essere supportata in modo ancora più forte e deciso dall’amministrazione comunale futura”.