Terrorismo, espulso tunisino legato ad Amri. Diverse persone nel mirino

Espulso per motivi di sicurezza dello Stato Mounir Khazri, 38enne che era in contatto con la cellula che sostenne nel periodo di soggiorno tra Roma e Latina Anis Amri, l’attentatore che fece strage al mercatino di Natale di Berlino. Il decreto di espulsione dal territorio nazionale è stato emesso dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Khazri, che ha vissuto tra Latina ed Aprilia ed è stato trovato presso la moschea di Latina, è stato imbarcato ieri su un volo diretto a Tunisi. Al momento della notifica del provvedimento di espulsione all’interno della questura di Latina, il tunisino ha dato in escandescenze e aggredito fisicamente e verbalmente i poliziotti, ferendo un agente.

L’operazione è solo uno dei risultati di un’indagine ancora in corso, nata dopo l’attentato a Berlino, che coinvolge diverse persone in provincia di Latina. Alcune sono già state espulse. Sull’inchiesta c’è un grande riserbo, ma già 5 persone erano state arrestate nell’ambito dell’operazione Mosaico nel marzo scorso.

Tutti legati ad Anis Amri, il terrorista che ha provocato la strage di Berlino e che poi è stato ucciso a Sesto San Giovanni. Altre dieci persone erano però rimaste coinvolte nelle indagini.

Gli accertamenti erano partiti dopo le dichiarazione di una gola profonda che aveva raccontato – la verità delle affermazioni è in fase di verifica – di essere stato avvicinato nel 2015, proprio a Latina, da qualcuno che gli avrebbe chiesto, in un momento di difficoltà economica, se volesse partecipare ad attentati terroristici, anche nella metropolitana di Roma. La questura aveva escluso che sia mai stata in corso l’organizzazione di tale atto. Queste restano per ora le dichiarazioni del super testimone. L’uomo non si ferma qui, spiega che altri soggetti sarebbero stati avvicinati o reclutati, sempre nel capoluogo pontino, e indica anche chi avrebbe dovuto procurarsi le armi. Spiega dove sarebbero avvenute le riunioni e le persone coinvolte.

I fatti contestati agli indagati sono gravissimi: a vario titolo di aver avuto contatti con Anis Amri, di aver partecipato a riunioni volte ad intraprendere azioni terroristiche, di aver posto in essere “comportamenti diretti a far sorgere in altri il proposito di aderire ad associazioni terroristiche e compiere attentati terroristici”. Molti di loro hanno nominato avvocati di fiducia e stanno seguendo l’evolversi delle indagini.