Togliere il voto agli over 65, a chi in Italia “regge” la società

Togliere il voto

Togliere il voto agli over 65”. La proposta indecente di Beppe Grillo è tuonata dopo qualche tempo in cui era rimasto in silenzio. Silenzio d’oro potrei dire se, una volta che torna a parlare, lo fa per dire una sciocchezza simile.

Una sciocchezza che però fa male. Colpisce una parte della popolazione italiana già abbastanza ai margini, non considerata adeguatamente dalla politica. Eppure, mai come in Italia, gli over 65, che non posso e non voglio chiamare anziani, sono fondamentali per la nostra società.

Grazie alla riforma delle pensioni ancora molti di loro lavorano. Altri si occupano delle loro famiglie sostenendole – mai come oggi – economicamente. La disoccupazione giovanile è alta, anche se è stata registrata una minima crescita – e da soli i giovani non ce la farebbero in tanti casi a costruire una famiglia. Spesso anche lavorando, a causa di contratti non corrispondenti al lavoro effettivamente svolto, non potrebbero neanche chiedere un mutuo per la casa senza la garanzia di un genitore.

In un Paese dove le strutture per i bambini piccoli sono pochissime e ancora inadeguate – senza i nonni le madri non potrebbero neanche tornare a lavorare – qualcuno si permette di dire che il loro voto è inutile. Anzi dannoso per le nuove generazioni perché andrebbero ad incidere su un futuro che non vivranno.

Gli over 65 e gli anziani sono cittadini a tutti gli effetti, svolgono il loro ruolo, nel nostro Paese permettono alla società di stare in piedi, e hanno il diritto sancito dalla Costituzione italiana di votare, che “non può essere limitato – recita l’articolo 48 – se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.

Anche gli anziani che non possono più partecipare attivamente alla società, restano i custodi della storia, hanno una visione del mondo dettata dalle esperienze di una vita, rappresentano le nostre radici. E hanno ancora tutto il diritto di scegliere chi andrà al governo, per far sentire la loro voce, per portare avanti le loro esigenze anche come dice Grillo, con la loro visione del mondo.

Gli anziani vanno resi partecipi, vanno inclusi in una società che tende a lasciarli ai margini. Ce ne sono tanti di progetti che servono da una parte a farli tornare attivi e dall’altra a “sfruttare” le loro conoscenze, le loro esperienze, il loro “sapere”. La politica deve starli a sentire, non metterli da parte.

Poi guardiamo i numeri, quelli che non mentono, e possiamo così spiegare il delirio di un politico, un tempo comico. Il Movimento 5 stelle tra gli over 65 ha consensi molto bassi (soltanto il 13,4%). Va molto bene invece nella fascia d’età tra i 35 e i 49 anni (20,1%) e tra i 18 e i 34 anni (18,7%). Questo potrebbe essere il vero motivo della sua proposta. Agli “anziani” posso dire quindi di non prendersela, non è una questione personale, considerando il fatto che a votare, in quel caso, non ci andrebbe più neanche lui.