Trasporto pubblico locale, ora la Regione invita i Comuni a non fare le gare

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La Regione Lazio invita i Comuni a non fare le gare per affidare i servizi trasporto pubblico locale e scoppia il malumore nei municipi.

Con una nota della Direzione regionale Infrastrutture e Mobilità inviata a tutti i Comuni del Lazio e per conoscenza all’Anci, all’assessore alla Mobilità Alessandro Mauri e alle associazioni datoriali, Anav, Asstra, Federlazio, Uniamola e Unindustria, viene fatto presente che a partire dal primo gennaio 2022 i costi non finanziati dal contributo regionale saranno a carico dei bilanci comunali.

L’invito rivolto alle municipalità a non procedere alle gare d’appalto, pena l’assunzione dei costi non finanziati, si traduce come un obbligo per i Comuni a prorogare ulteriormente i contratti con gli attuali gestori fino al dicembre 2021.

Un caso anomalo, considerato che la normativa vigente favorisce invece il sistema dell’affidamento dei servizi mediante gara pubblica riducendo la possibilità del rinnovo dei contratti in scadenza alla sola fattispecie di proroga tecnica.

La circolare regionale sta creando non pochi disagi negli uffici comunali che si occupano di mobilità che per rispettare il termine del 3 dicembre 2019 hanno già da tempo avviato le procedure di appalto. Infatti la normativa di riferimento obbliga i Comuni a rinnovare le gare scadute proprio entro il 3 dicembre per non incorrere nella penalizzazione.

In provincia di Latina, tra i Comuni investiti dal problema (quasi la totalità, ad accezione del Comune capoluogo) Ponza, Sabaudia, San Felice e Formia che hanno già avviato le procedure di gara.

Uffici schiacciati tra l’incudine e il martello: la nota della Regione Lazio invita i Comuni a non fare le gare d’appalto pena ricadute sui bilanci comunali; la legge 50/2017 obbliga i Comuni a rinnovare gli appalti scaduti ed in scadenza.

Ma l’iniziativa della Regione viene legittimata, nella nota indirizzata ai Comuni, ai sensi dell’articolo 5 del Regolamento Ce 1370/2007 in base al quale l’ente ha facoltà di procedere ad affidamento diretto ovvero alla stipula di accordo formale per prorogare il contratto in essere.

Il richiamo al regolamento comunitario non tranquillizza i Comuni, o meglio i responsabili del servizio competente che si troveranno a firmare i relativi atti, perché il contratto di trasporto pubblico locale è un contratto di appalto e non una concessione, mentre il regolamento citato nella nota regionale disciplina le sole concessioni.

“Che il contratto dei servizi Tpl sia un appalto e non una concessione è nei numeri – spiegano in alcuni uffici -: le entrate dal pagamento dei biglietti non supera il 30% del visto del servizio mentre il contributo chilometrico erogato dalla Regione è del 70%”.

Del resto anche le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato relative al servizio di Tpl del Comune di Latina sembrano non lasciare dubbi sulla natura del servizio, sulla qualificazione degli stessi come appalto.

Qualcosa non quadra nell’invito della Regione Lazio a non procedere a nuove gare per l’affidamento del servizio. Cui prodest?