Aleppo 2, dopo il sequestro della “Suprema” tutti gli autisti si licenziarono

La giustizia non può colpire e poi disinteressarsi, così come è avvenuto per il carcere di Latina, ci saranno nuove indagini“. Lo ha detto questa mattina il comandante dei carabinieri di Latina, Gabriele Vitagliano, ai margini della conferenza stampa per gli arresti di questa mattina a Fondi. La famiglia D’Alterio, secondo le nuove indagini, che in realtà non si sono mai interrotte, non avrebbe smesso di utilizzare – secondo gli investigatori – metodi mafiosi per tenere le mani ben salde sul settore dei trasporti legato al Mercato ortofrutticolo di Fondi.

Quando, il 13 settembre del 2018, è stata sequestrata la società “Suprema”, durante l’operazione Aleppo che portò a 6 arresti, questa fu affidata ad un operatore giudiziario che avrebbe dovuto curarne l’attività. Il giorno successivo, però tutti gli autisti si sono licenziati. Il curatore allora, per cercare di far funzionare la società si è rivolto a ditte esterne e ne ha trovata una che ha accettato l’incarico. Soltanto un mese dopo, però, si è ritirata.

La vicenda non era chiara e i sospetti erano molti, per questo sono continuate le indagini. Gli investigatori hanno così scoperto che girava voce tra i trasportatori che nessuno avrebbe dovuto avvicinarsi alla Suprema. La minaccia indiretta fatta circolare nel settore sarebbe servita – gli investigatori ne sono convinti – a rendere la società una scatola vuota e ad impedire che la sua attività significasse la perdita del monopolio della famiglia D’Alterio.

Quando nel 2018 – sempre nell’operazione Aleppo – fu arrestato Giuseppe D’Alterio, finito ai domiciliari (e oggi in carcere), l’imprenditore aveva costituì una nuova società, intestata alla moglie: “Anna Trasporti” con l’obiettivo di spostare qui l’attività della Suprema. Si sarebbero appoggiati anche ad un’altra società, già costituita, di Giovanni D’Alterio, con sede a Frosinone.

Chiunque volesse lavorare sulle tratte prima coperte dalla Suprema, quella del nord Italia, era imposta una tassa: 5 euro a pedana. Considerando che ogni camion può contare decine di pedane è chiaro che il lavoro non era più redditizio per gli altri operatori perché i guadagni venivano completamente assorbiti.

“Quando si radica nella popolazione e negli operatori economici – ha spiegato ancora Vitagliano – la paura nei confronti di soggetti vicini alla criminalità organizzata questo timore resta latente. Se poi gli interessati vogliono continuare ad esercitarlo devono solo parlare, non gli serve altro”.

Importante l’attività della Dda che punta ad operazioni limitate, mirate e a poi seguire l’evolversi della situazione per vedere se le cose siano cambiate.

Dopo la prima operazione Aleppo, del 2018, il tribunale di Roma ha già emesso 4 condanne di primo grado. Il gup della Capitale, Chiara Gallo, ha condannato in abbreviato Luigi D’Alterio, a 6 anni e quattro mesi; Melissa D’Alterio a 3 anni e 4 mesi; Armando D’Alterio a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni e Anna D’Avia, a 2 anni di reclusione. Il procedimento è ancora in corso per Giuseppe D’Alterio.