Da carnefici a vittime di calunnia: tre anni e mezzo di infermo per due giovanissimi ragazzi di Minturno accusati di aver gestito un traffico di baby squillo nel Sud Pontino e assolti tre giorni fa dal Tribunale di Cassino, su richiesta del pubblico ministero Roberto Bulgarini oltre che della difesa, perché il fatto non sussiste.
Il presidente del collegio, il giudice Massimo Capurso, ha disposto il rinvio degli atti alla Procura per procedere contro le due minorenni, all’epoca dei fatti, presunte vittime di sfruttamento della prostituzione, per il reato di calunnia. “Ci costituiremo nel procedimento a loro carico”, ha fatto sapere l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo che insieme al collega Roberto Palermo ha difeso il due giovani minturnesi.
Oggi i due avvocati, insieme a uno dei due imputati assolti, Pasquale Fabbricatore (20 anni all’epoca dell’arresto, avvenuto il 31 maggio 2016, da parte della Polizia di Stato), hanno tenuto una conferenza stampa per denunciare il dramma vissuto dalla coppia di ragazzi a seguito di indagini che, all’esito del processo di primo grado, si sono sciolte come neve al sole. Tutto inventato, diranno gli avvocati, pronti ora a chiedere per Pasqualino, che ha trascorso un mese in carcere e 11 agli arresti domiciliari, il risarcimento dei danni allo Stato per ingiusta detenzione.
La notizia dell’arresto di Pasqualino e del fermo di A.S, di 19 anni, poi non convalidato, per la pesante accusa di organizzazione e sfruttamento della prostituzione minorile ai danni di due 15enni del loro stesso paese, oltre ad aver scosso la comunità locale aveva avuto molta eco a livello nazionale. Fu interessata per competenza la Dda di Roma. Una fortuna, con il senno di poi, perché sarà anche grazie alla perizia legale della Divisione distrettuale antimafia che il procedimento a carico dei due ragazzi di Minturno si concluderà con un’assoluzione piena.
“La perizia – ha spiegato il collegio difensivo – ha dimostrato l’assoluta assenza di contatti tra gli imputati e le loro accusatrici”. Accusatrici che presso il commissariato di Polizia di Formia avrebbero verbalizzato la loro testimonianza in “fotocopia”, due denunce sovrapponibili, “anche nella punteggiatura”, contrariamente alle deposizioni rese poi durante l’incidente probatorio, in cui soltanto una era stata in grado di ripetere quanto già verbalizzato, mentre l’altra a stento riusciva a pronunciare frasi in italiano.
La Polizia a maggio del 2016 deferì a piede libero un marocchino di 35 anni accusato da una delle due minorenni, che si dichiaravano costrette alla prostituzione, di violenza sessuale. Le accuse contro di lui caddero subito poiché la sua accusatrice “in occasione di un pestaggio punitivo dei suoi familiari proprio a danno del marocchino (prontamente denunciato ai Carabinieri alla presenza di vari testimoni) confessò – sottolineò all’epoca l’avvocato Cardillo Cupo – che non fosse lui l’autore della fantomatica violenza”.
Ma per i due giovani di Minturno l’attesa della verità processuale è stata lunga. Gli avvocati Cardillo Cupo e Palermo oggi hanno sottolineato il fatto che le famiglie delle due minorenni non si sono costituite parti civili al processo.
Pasquale (detto Pasqualino) Fabbricatore oggi ha raccontato di quando è stato prelevato da casa e portato in commissariato e poi sbattuto in carcere in isolamento da innocente: “Volevano farmi confessare qualcosa che non avevo fatto; una delle due ragazze neanche l’avevo mai vista, l’altra era solo una conoscente”. Ha parlato di botte subite nel periodo più buio di questa esperienza che gli ha cambiato la vita, perché anche quando è tornato a Minturno ha subito offese di tutti i tipi, perdendo spesso il lavoro non appena si sapeva che era quello che avevano arrestato per le baby squillo. Da immaginare le difficoltà di un ragazzo poco più che ventenne rapportarsi, con un marchio così pesante stampato addosso, con i coetanei. Impensabile corteggiare neanche con il pensiero una ragazza.
Pasqualino oggi ha trovato almeno il lavoro, fa il manovale, ma sogna un riscatto sociale.