Coronavirus, test rapidi negli ambulatori per scaricare i drive in: divisi i medici di base

Nei giorni scorsi si è pensato di portare i test rapidi negli ambulatori di medici di base e pediatri di libera scelta per scaricare il lavoro dei drive in, sempre più in affanno in tutta Italia. I medici di base sono divisi tra il sì e il no. In Lombardia, invece, già da settembre i pediatri hanno un accordo con la Regione.

Il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere nei giorni scorsi che 5 milioni di test rapidi saranno messi a disposizione dei medici di famiglia. Questi ultimi però combattuti: c’è un fronte del no, che ritiene il tutto troppo rischioso, e c’è un fronte del sì con già 60 adesioni tra gli ambulatori a Roma.

“Siamo disponibili da subito a dare il nostro contributo per la tutela della salute pubblica, ma fare i test rapidi negli ambulatori dei medici di famiglia per estendere il tracciamento dei positivi potrebbe essere disastroso” – ha detto Pina Onotri, segretaria del sindacato medici italiani (Smi), in una lettera al premier Conte e al ministro Speranza. “Siamo già alle prese con una massiccia campagna vaccinale e nonostante gli forzi per garantire gli accessi contingentati, non sempre siamo riusciti a contenere assembramenti”.

Dalla Fimmg Roma, con il segretario Pier Luigi Bartoletti, arriva la proposta di percorsi alternativi all’interno degli studi, attrezzature e forniture di protezione. Si lavora su questo da agosto, ora si è alle battute finali.

La Regione Lazio ha già pubblicato il bando per la manifestazione di interesse.