Espropri, tegola da 20 milioni e mezzo di euro per il Comune di Latina

Nicoletta Zuliani

Ammonta a 20 milioni e mezzo di euro il conto che il Comune di Latina deve pagare per gli espropri. Se ne è discusso oggi in commissione Bilancio, con all’ordine del giorno la proposta di deliberazione per il riconoscimento del debito fuori bilancio in ottemperanza all’ordinanza della Corte di Appello del 5 marzo 2018 per il secondo stralcio funzionale dell’ex Svar: 849.565,19. Solo la punta dell’iceberg, aggravata da 10mila euro di interessi.

La legge prevede infatti che a sentenza definitiva il debito sia saldato entro 120 giorni. E il debito per l’ex Svar ancora non arriva in Consiglio comunale per il suo riconoscimento. La proposta di delibera pronta il 25 giugno 2018 si è persa nei meandri del sistema informativo dell’ente. A distanza di un anno ne è stata predisposta un’altra che, appunto, è stata esaminata oggi nella competente commissione consiliare.

Il debito per l’ex Svar è solo uno dei cinque ad impatto immediato, individuati dal responsabile Espropri del Comune di Latina Ilario Marino, che la dirigente Angelica Vagnozzi ha comunicato a febbraio di quest’anno al Servizio finanziario e all’Avvocatura dell’ente e per conoscenza alla segreteria generale del Comune. La somma complessiva è di oltre 4 milioni e mezzo. Il conto più esoso, 2.209.715 con le fondazioni Camillo Caetani e Roffredo Caetani per l’esproprio in attuazione dei contratti di quartiere di Latina Scalo.

Il conto cresce a dismisura con altre sei “pratiche” che la dirigente Vagnozzi a febbraio definiva ad effetto non immediato per un valore di 16 milioni e 194mila euro che aggiunti ai debiti per così dire più urgenti (4 milioni e mezzo prima citati) fanno in totale 20.698.647, 09 euro. Ma sono trascorsi cinque mesi e quindi la situazione attuale potrebbe essere nel frattempo mutata per il sopraggiungere di sentenze definitive, aggiungendo importi ai 4 milioni e mezzo.

A fare la parte del gigante, nei debiti conteggiati nei 16 milioni e 194mila euro, quello per l’esproprio della scuola di piazza Aldo Moro, pari a 11.848.732,50 euro. Ecco, questa è una delle pratiche nel frattempo diventate urgenti, come comunicato da mesi dall’Avvocatura alla presidenza del Consiglio comunale senza che fosse presa alcuna iniziativa da parte del presidente.

“Finalmente si comincia parlare di espropri. Finalmente si comincia ad affrontare un problema che sin dall’inizio ho sempre cercato di porre all’attenzione dei nuovi amministratori”, ha commentato a margine della commissione Bilancio la consigliera Nicoletta Zuliani del Partito democratico, che anche ieri in Consiglio comunale aveva insistito sulla gravosità del problema, tanto da suscitare la reazione della presidente della commissione Governo del Territorio Celina Mattei promettendo l’inserimento all’ordine del giorno della prossima seduta. E in effetti nel mentre il Consiglio scorreva tra un fiume di parole era spuntata all’albo pretorio la convocazione della commissione Governo del territorio con quattro proposte di deliberazione per il riconoscimento di debiti fuori bilancio relativi ad altrettanti espropri, non ultimo quello da quasi 12 milioni per la scuola del Piccarello.

“Ci sono voluti tre anni di insistenti richieste – ha proseguito la consigliera Zuliani -. Nel frattempo, l’unico funzionario che conserva la memoria storica di questo settore (un ufficio con storie e documenti risalenti ad oltre cinquant’anni fa) tra 20 giorni andrà in pensione e il Comune si ritroverà senza un punto di riferimento importante per la questione espropri”.

Ma perché ci sono tanti contenziosi e sentenze che riguardano gli espropri?

“Purtroppo la pessima prassi degli anni ’70-’80-’90 non portava a termine l’iter degli espropri. Si espropriava, si pagava il proprietario ma gli atti non venivano registrati né in conservatoria né all’ufficio del registro immobiliare né al catasto né tantomeno ne veniva effettuata la voltura”, ha detto Zuliani. “Questi adempimenti perfezionano il passaggio del bene dal privato all’ente pubblico che, per pubblica utilità, decideva di espropriare e utilizzare quel terreno per costruire strade e piazze o scuole – ha spiegato Zuliani, aggiungendo che le conseguenze del non adempimento di questi passaggi saranno definite nei prossimi giorni in commissione.

“La scuola di piazza Moro – entra nel dettaglio – insiste su un terreno che risulta ancora di proprietà del privato  sul quale il Comune ha costruito la scuola. Oggi la stima dell’illegittima occupazione ammonta a oltre 11 milioni di euro. Le vicende erano note, e il ritardo con cui sono state affrontate lasciano pensare che o non si era coscienti della gravità, o si è volutamente procrastinato le questioni per problemi di bilancio. In entrambi i casi la gestione del problema è inadeguata”.