Fiume Capodacqua a Formia, Legambiente: “No a progetti obsoleti”

Legambiente interviene contro la cementificazione del fiume Capodacqua a Formia. In questi giorni ha inviato una nota al presidente della Provincia di Latina, Carlo Medici, e ai sindaci di Formia Paola Villa, di Minturno Gerardo Stefanelli e di Spigno Saturnia Salvatore Vento. È infatti prossima la convocazione straordinaria del Consiglio Provinciale annunciata per lunedì prossimo a Formia, congiuntamente ai consigli comunali dei tre centri del basso Lazio.

“Apprendiamo – ha scritto Dino Zonfrillo, presidente di Legambiente circolo comprensoriale Sud pontino – che lunedì prossimo si riunirà a Formia, in seduta straordinaria, il Consiglio Provinciale, per sollecitare interventi finanziati dalla Regione Lazio  per affrontare il rischio idrogeologico costituito dal Rio Capodacqua -Santacroce che, alla luce delle recenti esondazioni avvenute in un tratto fortemente antropizzato, necessita di interventi di messa in sicurezza.

Dino Zonfrillo presidente di Legambiente Sud pontino

“Il Rio Capodacqua – Santacroce – si legge ancora nella missiva – per altro costantemente monitorato da Goletta Verde per le problematiche relative alla qualità delle acque, classificato di interesse comunitario per la presenza di specie a rischio di estinzione, è da decenni oggetto di incuria e  degrado ambientale. Rappresenta un esempio di errata gestione di un bene di straordinaria bellezza che potrebbe essere motivo di sviluppo ecosostenibile per l’intero comprensorio.

Qualora si arrivasse a programmare gli auspicati lavori di sistemazione – ha continuato Zonfrillo – riteniamo con convinzione che sia necessario adottare in sede progettuale  le più recenti tecniche di ingegneria ambientale  scartando sin da ora scelte proposte ed attuate negli ultimi anni, anche nel nostro territorio, che hanno scelleratamente portato  alla cementificazione sistematica degli argini preceduta dal taglio indiscriminato di specie arboree fluviali. A ciò ha fatto seguito la desertificazione delle sponde in conseguenza di una grave compromissione ed impoverimento di habitat, spesso unici, trasformando così i fiumi in canali. Un esempio per tutti a noi vicino è il Rio Ausente, affluente minore del Garigliano, nel tratto tra Minturno e Santi Cosma e Damiano. In definitiva questi rimedi- conclude Legambiente  – si sono rivelati costantemente peggiorativi anche sotto l’aspetto della sicurezza che era l’obiettivo ispiratore, favorendo una  innaturale regimentazione del deflusso delle acque, come ormai riconosciuto anche da autorevoli studi, tra essi i rapporti dell’Enea, provocando effetti distruttivi ed incontrollabili”.