Forza Veronica! Gli insulti sessisti non fermeranno le donne

Veronica

Forza Veronica, sei tutte noi! Veronica Vettorel è stata oggetto di inqualificabili insulti sessisti. Veronica è un arbitro e ieri ha annullato un gol (che strano!). Immediatamente uomini che non si possono chiamare tali le hanno lanciato addosso una valanga di insulti sessisti. Dalle parolacce con cui chi non ha argomenti chiama le donne che non si conformano al loro pensiero, al consiglio su come utilizzare la bandierina in modo alternativo.

Un modo indegno di rivolgersi ad una donna. Ma non è la prima volta, né sarà l’ultima, purtroppo. La giornata contro la violenza sulla donna è trascorsa e il giorno dopo al tribunale di Latina c’era l’ennesimo procedimento di stalking: insulti sessisti e umilianti come quelli lanciati a Veronica e poi minacce, pedinamenti, schiaffi. Solito copione, purtroppo.

E allora, mentre aspettiamo le indagini e magari le condanne, questi insulti tatuiamoli sulla nostra pelle, facciamoli nostri, usiamoli per diventare sempre più forti. Non sei sola Veronica e possiamo dire a chi ti ha insultato: guarda un po’, possiamo fare tutto ciò che vogliamo, anche l’arbitro. Possiamo guidare l’auto, ma dai, quando invece un tempo alle donne era proibito (e in alcuni paesi lo è ancora), e quando arrivò una legge a consentirlo, gli uomini dissero che era molto difficile.

Due insulti più di altri hanno ferito anche me, e voglio condividerli per solidarietà, perché in quei giorni di sconforto ho pensato che non dovevo ascoltarli e che dimostrare il contrario sarebbe stata la mia vittoria più grande. Il primo all’università. Devo dire che fino ad all’ora, grazie alla estrema educazione dei miei compagni di liceo e dei miei amici, avevo vissuto protetta come ho scoperto soltanto in seguito. Il mio professore di statistica dopo avermi interrogato mi disse il voto: 30 e lode (l’unica lode della mia carriera universitaria, non pensate male!). Ero felicissima. Quello che aggiunse poi però mi inquietò, riuscì in qualche modo a guastare il momento: “Che strano, in una materia così prettamente maschile”. Fino ad allora, né a casa, né a scuola, né in altri ambienti, qualcuno aveva mai provato a fare divisioni di genere. Rimasi scossa perché a dirmelo non fu un ragazzo che voleva insultarmi, ma un professore universitario. La cosa fa un certo effetto.

Ce ne sono stati altri, molto più gravi, alcuni irripetibili in un articolo. Questo che dirò però riguarda la mia professione. Avevo notato e poi scritto di atteggiamenti strani di alcuni testimoni in un processo che, poi si è scoperto nascondevano molto altro. Quando chi voleva nascondere quanto invece così era diventato di dominio pubblico non furono gentili nel definirmi: “Biondina, secchella, basxxxxa”, ridicolizzando il mio aspetto fisico. Il primo istinto è quello di nascondersi. Poi però prevale la voglia di andare avanti, di fare quello che ci piace, quello per cui abbiamo tanto lavorato, che ci fa alzare la mattina.

E questo mi sento di dire a Veronica, non mollare, non farti intimorire. Si sentono forti dietro ad una tastiera, ma se ti avessero davanti non riuscirebbero neanche a tentare di spiegare tanta violenza. Le donne possono fare tutto: il meccanico, l’astronauta, la ballerina, l’arbitro, lo chef, la ministra (e la stessa cosa vale per gli uomini). E se a qualcuno non sta bene, pazienza. Agli insulti rispondiamo con un’alzata di spalle, perché quando non faranno più effetto, allora non avranno neanche più motivo di esistere.