Grandi intese a Latina, la politica impazza tra le solite divergenze

L'aula del Consiglio comunale di Latina solitamente deserta in prima convocazione

La politica di Latina impazza sull’accordo Lbc-Pd. Ed è già campagna elettorale per le prossime amministrative.

Ieri “in fiera” la comunicazione di Latina Bene Comune: non è un inciucio, ma la riunificazione delle forze riformiste. Morta la lista civica, la stessa si rigenera come un’araba fenice multicolor che passa dal rosso fuoco di Nino Leotta, al giallo della grillina Maria Grazia Ciolfi con al centro la renziana Celina Mattei e il Partito democratico con i suoi due consiglieri e i suoi due assessori, anzi tre. Perché ad abbracciare la bandiera di Zingaretti, nella squadra del governo cittadino (al netto di sorprese: in fin dei conti c’è sempre un assessore da sacrificare per il bene comune e quindi per l’ingresso dei designati dem) c’è anche Silvio Di Francia, giunto lo scorso anno a Latina per il soccorso ad una formazione civica.

Dei nuovi incarichi di giunta per ridare slancio all’attività amministrativa, con il supporto del Pd, neanche l’ombra. E che pretendi? Il Pd ci ha messo mesi per partorire i nomi e adesso vuoi che il sindaco Damiano Coletta si precipiti a firmare due decreti e assegnare ai designati, Alessandro Patti e Alessandra Bonifazi, le deleghe? Troppa grazia. Ufficialmente il sindaco deve prima parlare con Lbc (il movimento del segretario Francesco Giri ha un’organizzazione, roba seria), i suoi consiglieri (qualcuno si è pure dimenticato la riunione per colpa di un cambio di orario) e i suoi assessori, in mezzo ai quali c’è quello da sacrificare (povero Francesco Castaldo, su di lui gli occhi puntati; ma non sarà il solo ad uscire ammaccato; viste le deleghe offerte al Pd a qualche assessore potrebbe venire un forte mal di pancia). Se tutto va bene, la prossima settimana Coletta potrà presentare la sua “esima” giunta (Antonio Costanzo, Gianfranco Buttarelli, Antonella Di Muro, Giulio Capirci, Felice Costante, sono stati di passaggio seguiti da Giulia Caprì; quelli della prima ora rimasti sono Maria Paola Briganti, Patria Ciccarelli, Cristina Leggio e Roberto Lessio).

In attesa della festa, oggi Mauro Visari, presidente del Pd, ha rotto la monotonia di un’organizzazione lenta, facendo volare gli stracci all’interno del suo stesso partito. E no, così non si fa: i panni sporchi si lavano in famiglia, la replica del segretario regionale Bruno Astorre.

E vogliamoci bene.

Il capogruppo dem Enrico Forte, che non ha espresso “nomi” per gli assessori dem, dopo l’uscita di Visari, ha preso ufficialmente la parola: “Le esternazioni di queste ore, seppur legittime, da parte di importanti esponenti democratici, rischiano di snaturare lo spirito con cui tutti abbiamo approcciato a questo lungo percorso: le scelte sono state condivise e discusse a tutti i livelli: la segreteria regionale, provinciale e comunale, il consigliere regionale Salvatore La Penna, il gruppo consiliare.  Ciascuno ha contribuito con senso di responsabilità alla costruzione di un percorso che, per quanto riguarda il Pd, non vuole esaurirsi in questa consiliatura comunale…”.  L’ingresso del Pd nella maggioranza al Comune di Latina per il consigliere comunale e regionale Forte “rappresenta l’opportunità di rinsaldare una comunità composta da molte sensibilità politiche e istanze civiche cui viene offerta finalmente un’unica casa in cui confrontarsi per il bene della città”.

Ed ecco Nicoletta Zuliani, l’altra consigliera del Pd che probabilmente dalla prossima assise civica siederà con Forte (quando sarà presente a Latina) al posto dei componenti del gruppo misto che saranno costretti a traslocare dall’altra parte dell’emiciclo. Lei sceglie Facebook al posto dei comunicati stampa: “Ogni cambiamento produce fratture (si riferisce alla presa di posizione di Visari, con il quale ha sottoscritto un documento nella fase clou delle trattative, ndr). È la natura stessa ad insegnarcelo e non si può sfuggire a questa legge universale. Non esiste evoluzione senza che qualcosa o qualcuno non ne resti ferito”. “Il mio partito sta vivendo un momento delicatissimo della sua vita: in pochi mesi è passato dall’opposizione al governo del paese; una parte è uscita e si è distinta in altro soggetto politico.  A Latina possiamo ricomporre e quella compagine accomunata dagli stessi valori riformisti e di centro sinistra, valori che hanno da sempre visto il nostro elettorato in netta minoranza nella nostra città”.

E il la destra, diciamo il centrodestra compreso Forza Italia, non sta in finestra a guardare. Anche perché se da un lato può sfruttare e cavalcare la presunta “‘immoralità” dell’inciucio, tradimento, bluff, come dirsi voglia, messo in atto dagli avversari politici (centrosinistra, compreso Italia Viva) che si sono compattati, dall’altro deve recuperare non tanto le colpe del passato, che in tre anni Lbc dall’alto di un’amministrazione poco concludente gli ha costantemente rinfacciato, ma la scelta di un candidato sindaco all’altezza della situazione. In questo Lbc allargata parte in vantaggio, almeno sul nome: sarà Coletta a meno che non succeda l’imprevisto politico che lo dirotti verso qualche altra ambita posizione.

A suonare la grancassa questa mattina è stato il senatore Nicola Calandrini di Fratelli d’Italia, che ha parlato di una grande ammucchiata, riferendosi all’accordo Lbc-Pd-Prc-M5s-IV, e di una Latina vittima d’inganno, invitando il sindaco a riferire in Consiglio comunale.

Passa poco ed ecco che il coordinatore della Lega Latina attacca: “L’inciucio per l’ingresso del Partito Democratico nella fallimentare giunta Coletta – afferma Armando Valiani – è l’ennesimo accordo al ribasso per spartirsi gli ultimi incarichi e le ultime poltrone, prima dell’inevitabile giudizio elettorale che siamo sicuri spazzerà via un’esperienza amministrativa e politica da dimenticare per la città di Latina. Un modo di agire – spiega Valiani – che ha visto questa amministrazione mettere davanti alle necessità dei cittadini le esigenze della politica più bassa, quella degli inciuci e degli accordi alle spalle degli elettori a cui il Pd e la sinistra rappresentata da Coletta sono ben abituati, come ci ha raccontato anche la nascita del nuovo Governo nei mesi scorsi…”.

Ed ecco Forza Italia. A parlare è il capogruppo consiliare Giorgio Ialongo, che firma una nota stampa con il capogruppo del gruppo misto della Regione Lazio Antonello Aurigemma. Cosa c’entra Aurigemma (ex Forza Italia) con Latina? Vuole forse avere un peso alle prossime amministrative? “I cittadini di Latina in prossimità della scadenza elettorale che avverrà tra un anno e mezzo – afferma la coppia -, vengono ‘truffati’ dal sindaco Coletta… Gli elettori sapranno giudicare le incoerenze di questa amministrazione comunale. Ora tocca a noi del centrodestra – eccolo il messaggio politico non certo indirizzato alla squadra di Coletta  – evitare di ripetere gli stessi errori del passato. Evitiamo di creare anche noi confusione nell’elettorato, come già avvenuto nelle elezioni provinciali, prepariamo subito gli Stati Generali del centrodestra per creare un’alternativa valida alla nuova maggioranza rossogialla”.

A preparare la corsa per le prossime amministrative c’è anche CasaPound Latina, già presente alla tornata del 2016. Stavolta è ancora più carica, a giudicare dai ripetuti interventi su ogni aspetto dell’amministrazione comunale. Da quando Facebook ha tagliato fuori il movimento e la sua comunicazione, il referente locale Marco Savastano e gli attivisti della tartaruga frecciata, che a Latina hanno un discreto seguito, sono ancora più presenti nei quartieri. Su Coletta, Lbc, il Pd e tutto il resto… inevitabili due battute del leader. “Ieri la gente – attacca Savastano – ha eletto un sindaco di una lista civica, già pendente a sinistra, e si ritrova oggi un pentapartito al governo della città. Capita che il Pd perda le elezioni in maniera sonora e governi, come nella politica nazionale. Capita che Rifondazione comunista, nemmeno pervenuta alle elezioni, si ritrovi sui banchi del Consiglio comunale, così come i 5 Stelle. Ricordo il ‘candidato’ Coletta in una scenetta de ‘La banda della Migliara’ che diceva testualmente ‘… Guarda, non è per scortesia, noi non facciamo accordi con nessuno, devi capire che noi non voltiamo pagina, noi cambiamo il libro’.
Ecco un libro usato, letto e riletto: quello della vecchia politica”.