I butteri di Cisterna: storia, cultura e conservazione di una tradizione millenaria

Anche l’Italia ha i suoi cowboy, si chiamano butteri, eredi di una tradizione millenaria che risale ai tempi degli etruschi quando i butoros (lett. pungolatori di buoi) controllavano il bestiame nel centro Italia in una regione che dalla Maremma all’Agro Pontino, rimase selvaggia e inospitale fino ai tempi della bonifica voluta dal fascismo negli anni ’30 e ’40. A servizio dei grandi proprietari terrieri questi mandriani erano principalmente adoperati per il controllo, la marchiatura e la preservazione del bestiame brado. Le mandrie vivevano infatti libere in un grande territorio tendendo così a disperdersi ed il compito del buttero era quello di sorvegliarle, radunarle e spostarle da un pascolo all’altro nella transumanza. Un lavoro duro che iniziava dalla mattina presto fino a tarda notte e vedeva spesso i butteri immersi nella natura in solitudine, in un territorio ostile condiviso da briganti e sparute comunità contadine. Quando alcuni capi di bestiame mancavano all’appello bisognava infatti andarli a cercare e così il buttero spesso si trovava lontano dalla famiglia a sopravvivere nelle intemperie mangiando pasti frugali all’aria aperta. Una vita vissuta in simbiosi con il cavallo, fedele compagno di vita dei gaucho del centro Italia con il quale si veniva a creare uno speciale rapporto di simbiosi.

Insieme al cavallo tra gli attributi caratteristici dei butteri c’erano il pastrano, un lungo mantello per ripararsi dalle intemperie molto simili al poncho, calzoni di fustagno, giacca di velluto, cosciali da monta e cappello a larghe falde. Per pungolare il bestiame e stimolare i cavalli si usava una mazzarella, sorta di lungo bastone munito di puntello.
Anche i baffi, rappresentano uno dei caratteri distintivi di questi mandriani d’antan. Una tradizione irsuta che va avanti da generazioni e ha contribuito senz’altro ad imprimere nell’immaginario collettivo internazionale la figura dell’italiano dal folto baffo nero, cliché perpetrato di fatto a tutt’oggi non solo dai moderni eredi dei butteri ma anche da diversi connazionali celebri, dal vulcanico politico Antonio Razzi all’inossidabile presentatore televisivo
Maurizio Costanzo, icona televisva “baffuta” da sempre, passando per il campione di poker Mustapha Kanit, celebre per sfoggiare il baffo durante le sfide al tavolo verde.
Cisterna di Latina è nota per essere la città italiana dei butteri. Qui nacque Augusto Imperiali detto “Augustarello”, forse
il più famoso buttero della storia, un mandriano al servizio dei principi Caetani che nell’agro Pontino avevano vasti possedimenti e bestiame. Fu infatti Imperiali insieme ad un valoroso gruppo di colleghi a battere Buffalo Bill nella celebre sfida di doma di puledri e sbrancamento di vitelli tenuta a Roma nei Prati di Castello l’8 marzo del 1890. Il cistercense ed ex eroe di guerra venuto dall’America con il suo Wild West Show dovette rimanere di stucco quando Augustarello e il suo gruppo di butteri riuscirono a sellare e montare senza venire disarcionati alcuni puledri selvaggi di razza Mustang. Tale fu lo smacco che il giorno stesso Buffalo Bill decise di abbandonare Roma, la leggenda racconta che sia fuggito per non pagare una scommessa sulla riuscita dell’impresa dei butteri stipulata con il conte Onorato Gaetani alle cui dipendenze lavoravano proprio Augustarello e i suoi colleghi giunti a Roma.

Il comune di Cisterna ha dedicato una statua ad Augustarello Imperiali e gli ha intestato anche una scuola. L’associazione dei butteri di Cisterna e dell’Agro Pontino nata nel 1993 perpetra questa tradizione locale e cerca di far rivivere l’epopea di questi cowboy della frontiera laziale, una conservazione che passa attraverso lo studio del vestiario e della bardatura del cavallo con monta maremmana mantenendo vive queste antiche tradizioni anche attraverso show e manifestazioni.
La corsa dell’anello di Cisterna di Latina è una di queste e ogni anno vede decine di butteri in sella ai loro puledri sfidarsi in una contesa di abilità che li vede lanciati in velocità con i loro cavalli su un rettilineo alla fine del quale è posto un anello che i cavalcanti devono centrare manifestando tutta la loro destrezza nella monta. Gli stessi butteri partecipano in costume tradizionale anche all’annuale
sagra estiva di Tolfa che al suo culmine vede inscenata una gara di rodeo con prove di addestramento dei cavalli e prese di vitello con il lazzo.