Latina, il vescovo e i silenzi sul malaffare. “Ma l’esempio vale molto di più”

Il vescovo Mariano Crociata

“Una provincia intera, il crinale di una montagna come spartiacque. Su un lato la discesa verso il malaffare, sull’altro un’idea virtuosa di futuro”. Sono state le parole del caporedattore del Messaggero di Latina, Vittorio Buongiorno, a sintetizzare uno degli argomenti più sentiti tra quelli trattati questa mattina nel corso dell’incontro che il vescovo di Latina, monsignor Mariano Crociata, ha voluto con i giornalisti in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. La presenza della malavita nel tessuto economico provinciale, certa compiacenza della politica, i silenzi della stessa Chiesa sono stati i temi trattati nel corso di un confronto schietto ma cordiale.

Buongiorno, come molti ricorderanno, fu il giornalista minacciato in chiesa da uno degli indagati dell’inchiesta Don’t touch che nell’ottobre scorso fece scattare a Latina 24 arresti. Quando in Procura venne svelato quell’episodio di minacce gravissime, avvenute all’interno della cattedrale, ci fu una mobilitazione di massa con una manifestazione in strada senza precedenti. Ma dalla Curia non si levò alcuna voce. “Questo è un territorio che presenta contaminazioni drammatiche della malavita. Riferirsi a questo mondo e darne comunicazione è un compito delicato e i rischi non devono attenuare l’impegno e bisogna richiamare le solidarietà sociali quando accadono fatti di assoluta gravità come le minacce di morte – ha detto il vescovo ai giornalisti – Ma l’agenda dei miei interventi ho sempre voluto che non fossero gli eventi, o le persone, a dettarlo. Perché altrimenti, qualora un intervento fosse dettato da altro, o da altri, orienterebbe fino a rischiare di snaturare il senso e la missione del mio servizio. Io non escludo in generale che in futuro possa esprimermi a proposito di una vicenda particolare, ma questo non è il mio modo di fare. Non attenuo, così facendo, l’importanza di un episodio così grave ma ritengo che l’apporto più significativo possa derivare da un insegnamento ordinario, di esempio, di guida della comunità”.

Una puntualizzazione che però ha dato il la ai  giornalisti per chiedere al vescovo di provare a cambiare direzione, di dare un segno, intervenire con forza in alcune situazioni, soprattutto quelle che vedono i cronisti minacciati, sia fisicamente che attraverso le querele. Monsignor Crociata ha poi rivolto un invito alla categoria. “Sono impressionato da tanta cronaca, da tanti incidenti mortali, da tanti giovani che perdono la vita a causa delle droghe. E mai nessuno che si sia interrogato sui motivi, nessuno che dica cos’è che produce questi disastri, che faccia domande. Perché questo non è un destino ineluttabile. Voi siete consapevoli del vostro ruolo, capite l’importanza, il fattore decisivo di quella che io chiamo costruzione sociale, quel processo in cui una collettività cerca la strada per andare avanti. Ecco, io vi chiedo di continuare a svolgere il vostro mestiere non distogliendovi dall’andare nel profondo, non siate superficiali perché il lavoro vi porta ad andare di corsa. Non perdete di vista la dimensione lenta della vita e della convivenza sociale, anche se tutto quanto corre intorno a noi. Le cose che più contano sono quelle che vanno lente”.