Omicidio volontario a Sperlonga, Magistri consapevole che avrebbe potuto ammazzare la collega delle Poste

Il parcheggio multipiano di Sperlonga in cui è avvenuto il delitto

Era consapevole che avrebbe potuto ammazzarla: depositate le motivazioni della sentenza emessa dal giudice Mara Mattioli a carico di Arianna Magistri, 46enne di Formia, per l’uccisione della collega 62enne Anna Lucia Coviello, residente a Terracina, avvenuta a Sperlonga il 14 giugno 2016. L’imputata, dipendente di Poste Italiane, difesa dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, è stata condannata il 28 aprile scorso con rito abbreviato a 16 anni per omicidio volontario e al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituitesi, tra cui Poste Italiane spa, da liquidarsi in separato giudizio, assegnando a titolo provvisionale 100.000 euro per Giuseppe Ionta, e 60mila euro ciascuno per Andrea e Riccardo Ionta e 30mila euro per Antonia Giuseppina Coviello, i famigliari della vittima rappresentati dallo studio legale Dino Luccetti.

La povera Anna Lucia Coviello fu aggredita, picchiata al volto e scaraventata giù per le scale del parcheggio multipiano di Sperlonga dalla collega più giovane all’uscita dal locale ufficio postale, dove entrambe lavoravano, a fine turno. Morì in ospedale a seguito delle gravi ferite subite. Un’aggressione annunciata, visto il clima di tensione venutosi a creare tra le due donne, confermeranno le indagini. Anna Lucia Coviello, maltrattata, offesa e sbeffeggiata sul posto di lavoro dalla collega aveva paura di quest’ultima che la intimoriva rivolgendosi verso di lei con modi minacciosi; circostanze confermate da diverse testimonianze concordanti.

La difesa di Magistri aveva puntato all’assoluzione e in subordine, escluse le aggravanti indicate dal pubblico ministero Luigia Spinelli (futili motivi e minacce in danno della stessa vittima) che per l’omicidio volontario aveva chiesto la condanna a 30 anni, alla riqualificazione del fatto nel reato di omicidio preterintenzionale con il riconoscimento delle attenuanti generiche e il minimo della pena.

Il giudice Mattioli, pur riconoscendo le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, ha condannato Magistri a 16 anni per omicidio volontario motivandolo nel seguente modo: “… chiunque abbia uso di ragione e di esperienza media sa benissimo che scaraventando violentemente dalle scale una persona, di mezza età e già stordita per la frattura dello zigomo e delle ossa nasali può provocare fratture craniche mortali; nel caso in esame le modalità brutali con cui l’imputata ha colpito la Coviello fino a spingerla per le scale (con violenza tale da provocare un gravissimo quadro lesivo cranico-encefalico tipico delle precipitazioni dall’alto), dopo averla stordita colpendola violentemente al volto, dimostrando senza alcun dubbio che la concreta possibilità dell’evento mortale fu ben presente nell’imputata quel giorno…”. Nella sentenza di condanna si evidenzia anche come l’imputata a fatto compiuto “si è repentinamente allontanata all’arrivo di altre persone, deponendo unicamente per la configurabilità del dolo omicidiario e per l’esclusione dell’ipotesi preterintenzionale”.