Prove Invalsi nonostante la pandemia, Cinzia Romano: “Strumento costoso, inutile e frustrante”

Il ministro Azzolina ha approvato le prove invalsi anche per il prossimo fine anno scolastico.

“Cosa vuole dimostrare? – si è chiesta Cinzia Romano, responsabile del dipartimento Scuola Lega – Una normalità che non esiste? Forse la ministra fatica a rendersi conto del fatto che la scuola ha vissuto e sta vivendo un momento storico tragico che l’ha messa e la mette a dura prova sotto il profilo educativo e didattico”.

O forse vi è la consapevole volontà di mascherare dietro alle prove invalsi il fallimento di una malagestione di un ruolo così importante come il suo. Scuole chiuse dall”8 marzo scorso fino a tutto settembre, e in alcune regioni inizi di ottobre. Organici ridotti, strumenti didattici indispensabili assenti, alunni in didattica a distanza e alunni in presenza spesso in quarantena, e a volte ripetuta.  A questo si aggiungono gli effetti del Covid con ripercussioni psicologiche importanti sui discenti e docenti, come segnalato da vari esperti”.

“Uno scenario – ha continuato Romano – ovviamente impreparato alle prove Invalsi, l’Ente, pagato 22 milioni di euro circa, per misurare le competenze apprese durante l’anno scolastico. Una macchina costosa che ha scaricato in modo illegittimo tutte le incombenze relative alla somministrazione, correzione e tabulazione al personale scolastico che lavora gratis per attività che non gli competono.  Uno strumento costoso, inutile e frustrante per alunni e docenti”.

“Le prove Invalsi – ha detto più volte Azzolina – servono per conoscere lo stato di ‘salute’ del sistema di istruzione e, di conseguenza, per migliorarlo. Intervenendo dove ci sono le maggiori criticità. Non servono per valutare gli studenti”. I risultati delle prove restano fuori dal curriculum dello studente.