Legge contro l’omotransbifobia, si accende il dibattito a Latina

Si accende anche a Latina il dibattito sulla legge contro la misoginia e l’omotransbifobia dopo che 3 giorni fa è stato adottato dalla commissione Giustizia il testo base del ddl Zan.

Contrari al disegno di legge già a livello nazionale Fratelli d’Italia e Lega. Nel capoluogo pontino è stato anche il senatore Nicola Calandrini (FdI) a schierarsi dopo aver partecipato alla manifestazione “Restiamo Liberi” organizzata nel capoluogo: “Il ddl Zan è un freno alla libertà di espressione che poco ha a che fare con la tutela di omosessuali e transessuali dalle discriminazioni. Per punire tali reati le leggi ci sono già. Al contrario la legge Zan pone contenuti talmente vaghi e discrezionali che rischia di punire qualunque forma di dissenso additandolo come omofobia o transfobia. E questo non è accettabile. Non può diventare reato difendere la famiglia – ha aggiunto – composta da madre, padre e figli, non può diventare reato esprimere il proprio dissenso contro la pratica barbara dell’utero in affitto.

La sinistra vuole imporre un bavaglio a chi la pensa diversamente. Fratelli d’Italia contrasterà in ogni sede questo disegno di legge che così come impostato reintroduce il reato di opinione”.

Già prima il parlamentare si era pronunciato sulla nuova norma ed era arrivata la reazione delle Sardine: “Gravi le affermazioni di Nicola Calandrini – ha detto Anna Claudia Petrillo – senatore della Repubblica ma soprattutto ex candidato sindaco di Latina. Sono gravi per diverse ragioni: innanzitutto perché dichiara – nero su bianco – che non è a favore di una legge di civiltà, ovvero della legge contro l’omotransbifobia e la misoginia, che tutela tutte le persone che ogni giorno sono vittime di soprusi, violenza e discriminazioni. In Secondo luogo, con le sue dichiarazioni mistifica la realtà, genera fake news e falsa informazione. Le nostre cittadine e i nostri cittadini meritano molto di più.”

“La legge in questione – ha aggiunto la referente delle 6000 Sardine pontine – è una legge contro la misoginia e l’omotransbifobia che in nessun modo rimette in discussione o tratta della questione impropriamente chiamata da Calandrini ‘utero in affitto’ che invece è normata dalla legge 40 del 2004 e se è vero che estende la legge Mancino, non introduce il reato di propaganda di odio ma incitamento all’odio, diversamente da quanto sostenuto dal Senatore. Quindi saranno vietate frasi come ‘bruciate i gay’, se per Calandrini questa è limitazione della loro libertà di espressione, vorrei ricordargli che siamo in uno stato di diritto e quanto da lui sostenuto mette in luce gravi problemi di civiltà e democrazia”.

La legge aggiunge la discriminazione per orientamento sessuale a quello razziale, mettendoli sullo stesso piano, intervenendo su due punti del codice penale e attraverso un’aggiunta alla legge Mancino.

L’articolo 3 bis così recita, ribadendo il diritto di espressione: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.

L’articolo 2 poi introduce l’impegno a elaborare statistiche sulle violenze: “Ai fini della verifica dell’applicazione della presente legge e della progettazione e della realizzazione di politiche di contrasto della discriminazione e della violenza di matrice xenofoba, antisemita, omofobica e transfobica e del monitoraggio delle politiche di prevenzione, l’Istituto nazionale di statistica, nell’ambito delle proprie risorse e competenze istituzionali, assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica sulle discriminazioni e sulla violenza che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più esposti al rischio con cadenza almeno quadriennale”.