Decreto liquidità, Fazzone (FI): “E’ un salva banche, non aiuta le imprese”

Claudio Fazzone

Per il senatore Claudio Fazzone di Forza Italia il decreto liquidità non aiuta le imprese ma è un “salva banche”.

In una lunga nota ha spiegato come “il governo propone di garantire le banche dalle insolvenze debitorie, anziché sostenere le attività produttive con trasferimenti diretti nei conti correnti aziendali. In questo decreto la liquidità non è somministrata a fondo perduto nelle vene produttive del nostro Paese, ma nella formula del prestito con il vincolo della restituzione.

“Il prestito pieno di 25.000 euro viene concesso – ha continuato Fazzone -se si ha un fatturato annuo pari ad almeno 100.000 euro. Ipotizziamo che un cliente, imprenditore, abbia già un affidamento di 20.000 euro con una delle prime banche a indicare le linee guida per l’erogazione.

L’istituto di credito afferma di essere disponibile all’erogazione del credito, a patto che sia superiore del 10% di quello già concesso. L’imprenditore potrà pure ottenere un fido di 25.000 euro dalla banca, ma a condizione di annullare i 20.000 euro di crediti in bianco. Quindi a conti fatti, la banca trasforma il credito chirografario in credito garantito dallo Stato: l’imprenditore avrà ottenuto nella migliore delle ipotesi, appena 5.000 euro. In più per le imprese ci sarebbe un ulteriore aggravio in termini di costi.

Secondo quanto previsto dal decreto la banca che eroga questo credito deve applicare come tasso medio quello pubblicato da Bankitalia, ovvero massimo l’8,64%. Ma c’è di più, perché le spese non sono finite. L’imprenditore per ottenere il credito deve pagare la commissione dello 0,25% del primo anno, dello 0,50% il secondo e terzo anno, dell’1% il quarto, il quinto ed il sesto anno. Applicando la commissione ai 25.000 euro l’imprenditore deve versare 585 euro in totale. Ciò significa che l’incidenza media sui 25.000 euro è del 2,40%, ma se paga 585 euro sulla somma realmente ricevuta di 5.000 euro si raggiunge l’11,60% dell’utilizzato.

Il senatore rivolge a questo punto alcune domande al primo ministro: “Questo decreto serve ad immettere liquidità o è un salva banche? Con questo sistema adottato il decreto nella misura dell’80-90% servirà a trasformare i crediti chirografari in crediti garantiti dallo Stato. Era questo l’intendimento dell’esecutivo?
Il governo dispone di tanti consulenti, ma sono davvero capaci? In questo decreto si nota veramente la loro mano?”

Quindi spiega i rischi secondo la sua analisi che corre tutto il Paese: “Deve essere chiaro che nel nostro Paese ciò che crea la ricchezza è la produzione. Il nostro sistema produttivo è fatto di piccole aziende commerciali, industriali e artigianali che alimentano gli stipendi dei parlamentari, del pubblico impiego e i trattamenti pensionistici. Incoraggiarle ad indebitarsi è un atto controproducente, che rischia di prolungarne l’agonia e a rassegnarsi al declino”.