Latina, il Comune alle prese col filo spinato dell’Abc. Gli ostacoli nell’esecuzione delle sentenza

Continua a far discutere a Latina, sul piano politico e amministrativo, la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha di fatto annullato la determina dirigenziale con la quale il Comune ha annullato la gara europea per l’aggiudicazione del servizio di igiene urbana nel capoluogo.

Il verdetto è oggetto di approfondimento da parte dell’amministrazione comunale e anche dell’azienda speciale Abc Latina, titolare del servizio in questione, nata proprio sulla base dell’atto oggi dichiarato nullo.

Al di là dei tecnicismi giuridici, la sentenza mina alla base la costituzione dell’Abc della quale, proprio in questo periodo, l’amministrazione comunale si appresta ad approvarne nuovi atti, primi fra tutti quelli annuali di natura contabile.

L’Abc Latina è nata con delibera di Consiglio comunale numero 70 dell’8 agosto 2017 che ha quale presupposto logico e giuridico la determinazione, numero 1142 del 13 luglio 2017 del Servizio Gare e Contratti, di annullamento della gara. Senza questa determinazione, oggi dichiarata nulla dal Consiglio di Stato, l’amministrazione comunale non avrebbe potuto costituire l’azienda speciale a cui affidare il servizio oggetto di gara.

Il Consiglio di Stato afferma che il Comune ha concluso il procedimento di annullamento senza permettere ai concorrenti interessati (tra cui l’appellante società De Vizia Transfer spa) di interloquire in alcun modo. Insomma, un difetto di notifica “imperdonabile” che travolge il resto, a rigor di logica, rendendo viziati tutti gli atti conseguenti.

Poiché il Consiglio di Stato ha ordinato l’esecuzione della sentenza, ci si aspetta che il Comune di Latina provveda in primis a riformulare, con atto motivato, l’annullamento della gara e darne comunicazione ai concorrenti interessati. Ma in questo caso la De Vizia potrebbe impugnare anche il nuovo atto e trascinare nuovamente il Comune al Tar e al Consiglio di Stato. Ad ogni buon conto una volta rifatto l’atto di annullamento della gara, nelle more di eventuali pronunciamenti di giustizia amministrativa, gli atti di Abc andrebbero rettificati e riportati in Consiglio comunale per la convalida.

Oltre al “fastidio” di sbrogliare la matassa, cercando di afferrare il bandolo della legittimità, l’amministrazione comunale deve fare i conti, attraverso questa sentenza, anche con la politica.

L’idea di Abc, condivisa dalla maggioranza del sindaco Damiano Coletta sin dalla prima ora, non ha prodotto i risultati sperati, accumulando notevoli ritardi nell’espletamento del servizio assegnatole improntato sui principi di economia circolare.

Per una serie di ragioni, di cui spesso LatinaCorriere.it si è occupata, l’azienda speciale si è trovata nella stessa condizione del cane che si morde la coda, a causa della mancata accensione del mutuo necessario a finanziare l’avvio dell’estensione del servizio di raccolta differenziata spinta. Oggi, in attesa di un prestito (non ancora formalmente richiesto) da parte della Cassa depositi e prestiti di otto milioni di euro, il management aziendale chiede 850mila euro di corrispettivo per servizi ulteriori a fronte dell’acrobazia richiesta dall’amministrazione comunale di portare la differenziata dall’attuale percentuale del 24% al 31% entro la fine dell’anno.

Ecco perché, davanti ad una situazione così complessa, riportare in Consiglio comunale gli atti costitutivi dell’azienda speciale, sia pure per una convalida ma con l’eventuale incognita di ulteriori ricorsi in sede di giustizia amministrativa, potrebbe scoraggiare l’entusiasmo finora mostrato sul progetto Abc dalla maggioranza di Latina bene comune, nel frattempo non più granitica come all’alba del nuovo libro.

A qualcuno della maggioranza, ma anche della dirigenza municipale, potrebbero iniziare a far paura le recenti conclusioni della Corte dei conti sulle responsabilità per danno erariale degli amministratori e dirigenti comunali derivanti dai maggiori costi sostenuti dai Comuni per lo smaltimento dei rifiuti presso le discariche, a causa del mancato raggiungimento dei livelli minimi di raccolta differenziata previsti dalla legge.